
"È una disgrazia, perché in classe non c’era niente da fare oltre che usare il cellulare”. Così un giovane studente, intervistato da TeleBari, racconta il suo choc e le perplessità per il divieto, di detenere in classe lo smartphone e ammette di averlo usato finora, anche per copiare durante le verifiche: “Il segreto era metterlo sulla coscia e sbirciare mentre scrivevo”.
Il divieto partirà all'inizio di questo anno scolastico e riguarderà tutti gli istituti italiani, comprese le scuole superiori. La decisione, ricorda Orizzonte Scuola, è stata presa a metà giugno con una circolare ministeriale e pone fine alle eccezioni dal momento che viene esteso il divieto già in vigore per la scuola dell’infanzia, la primaria e la secondaria di primo grado. L’obiettivo del ministro Giuseppe Valditara è quello di ridurre le distrazioni e ridare centralità alla didattica rafforzando i livelli di concentrazione degli studenti. Il ministero dell'Istruzione e del Merito ritiene, infatti, che "i dispositivi digitali, se utilizzati senza controllo, rappresentino uno dei principali fattori di dispersione cognitiva. La circolare ministeriale è vincolante, ma gli istituti possono, grazie all'autonomia scolastica decidere le varie modalità di applicazione. Saranno i collegi dei docenti e i consigli d’istituto ad aggiornare i regolamenti interni e il patto educativo di corresponsabilità. In pratica, gli studenti potranno avere l'ordine di consegnare il cellulare non appena entrati a scuola oppure dovranno tenerlo spento per l’intero orario didattico. In alcune scuole sono già partite alcune forme di sperimentazione. Le soluzione adottate sono state diverse: dagli armadietti chiusi a chiave alle tasche da parete numerate, fino alle cassette individuali per ogni studente. La normativa prevede deroghe solo per comprovate esigenze di carattere educativo, come la partecipazione a progetti didattici specifici.
Il ministero vuole così restituire alla scuola il suo originario ruolo di luogo di apprendimento, ponendo fine a utilizzi sbagliati e diseducativi dei device elettronici di cui troppo spesso i giovani abusano anche per studiare.