
Sempre più utilizzati nella video sorveglianza e nei servizi di emergenza, in fase di lancio nella logistica e nel trasporto di beni essenziali, ma anche utilizzati massivamente nei conflitti bellici per mettere a punto attacchi mirati. Stiamo parlando dei droni che, da semplici strumenti di controllo, possono trasformarsi da strumenti di sviluppo ed utilità pubblica a potenziali minacce per la sicurezza nazionale. I droni ostili - i cosiddetti “non collaborativi” – sono sempre più protagonisti negli scenari di guerra o negli attacchi terroristici. Dotarsi quindi di un sistema anti-drone efficiente non è più un'opzione, ma una necessità inderogabile, di fronte a un panorama geopolitico sempre più instabile. A che punto siamo in Italia rispetto all’adozione di tecnologie per proteggere monumenti e luoghi sensibili? “Oggi, con meno di 2mila euro, chiunque potrebbe acquistare un drone commerciale, modificarlo con un piccolo ordigno artigianale e lanciarlo contro un aeroporto, una centrale elettrica o un evento pubblico - sostiene Simone Lo Russo, CEO di Impianti S.p.A. -. Senza un sistema di difesa attivo, un attacco del genere potrebbe causare danni significativi o semplicemente azioni di panico prima di essere intercettato”.
Inoltre i droni possono essere facilmente utilizzati per colpire obiettivi cosiddetti “sensibili” (sia civili che militari) e persino per operazioni di spionaggio industriale. Stati Uniti, Cina e Russia stanno investendo molto in tecnologie avanzate per la difesa da questo tipo di veicoli, implementando sistemi laser a energia diretta, jamming elettronico e intercettori cinetici, sviluppando veri e propri scudi anti-drone, i cosiddetti “dome”, che permettono di identificare ed eventualmente intercettare e neutralizzare i droni prima che possano causare danni e anche l’Italia si sta progressivamente attrezzando.
“Per gestire e controllare lo spazio aereo di bassa quota è fondamentale comprendere cosa vola sulla nostra testa, tradotto dobbiamo dotarci di sistemi radar ed antenne che identificano preventivamente il tipo di traffico degli oggetti volanti tra 0 e 120 metri dal suolo (ovvero il cosiddetto Uspace)” spiega ancora il CEO di Impianti S.p.A. che, fondata nel 1992, opera come System integrator in vari settori tecnologici ed è riconosciuta sul mercato come “technology scouter”.
“A mio avviso dotarsi di tecnologie che permettono anche un monitoraggio costante e la rapida identificazione di droni non autorizzati, potrebbe prevenire potenziali attacchi e garantire una gestione efficiente della sicurezza dei principali siti di interesse nazionale”. Oggi, precisa Lo Russo, “il nostro Paese utilizza parzialmente sistemi anti-drone, ma non integrati in un'infrastruttura nazionale di monitoraggio per la copertura sistemica del territorio italiano. L'Italia può potenziare i sistemi difensivi agendo in varie direzioni: migliorando la rete nazionale di sorveglianza, installando sensori avanzati interconnessi tra loro partendo da aeroporti, basi militari, impianti industriali e infrastrutture critiche per il rilevamento tempestivo di droni ostili; implementando tecnologie di difesa attiva come sistemi per bloccare la comunicazione dei droni nemici e droni intercettori per neutralizzare le minacce in volo.
“Investire oggi in un sistema di difesa integrato – sottolinea Lo Russo - significa proteggere il futuro del nostro Paese. L'Italia ha tutte le competenze tecnologiche per implementare un sistema anti-drone nazionale integrato ed all'avanguardia: è il momento di agire”.