Salis salvata dal Partito popolare. Slitta la riconsegna a Budapest

La commissione giustizia, con l'insolito voto segreto, conferma l'immunità. Ma la decisione finale sul caso spetta all'assemblea plenaria il prossimo 7 ottobre

Salis salvata dal Partito popolare. Slitta la riconsegna a Budapest
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Non era mai accaduto nell'ultimo anno che la Juri, la commissione giuridica del Parlamento europeo, votasse a scrutinio segreto una autorizzazione a procedere. Ogni volta che un eurodeputato, inquisito dalla giustizia del suo Paese, ha dovuto affrontare la richiesta di revoca della sua immunità, la Juri ha votato a scrutinio palese, e ogni membro si è assunto la responsabilità del suo voto. Ma ieri tocca all'italiana Ilaria Salis affrontare il giudizio della commissione. I partiti di sinistra chiedono il voto segreto. Il presidente, il liberale bulgaro Ilhan Kyuchyuk lo concede. E nel segreto dell'urna avviene il salvataggio della Salis: 13 a 12, immunità confermata, la maestrina brianzola che nel gennaio scorso con una comitiva di antagonisti di mezza Europa scatenò la "caccia al fascista" nel centro di Budapest, è salva. I reati che le vengono contestati a Budapest, e per i quali è rimasta in carcere quindici mesi fino a quando l'elezione a deputata l'ha liberata, per la maggioranza della Juri sono reati di opinione collegati al mandato parlamentare, anche se commessi molti mesi prima della sua nomina.

Salva, dunque, ma non definitivamente. La decisione finale spetta all'assemblea plenaria dell'Europarlamento a Strasburgo il 7 ottobre. Lì si vota per alzata di mano, e i "franchi tiratori" che ieri hanno fatto pendere la bilancia a favore della Salis avranno più difficoltà a muoversi. Ma il conteggio dei voti è più complesso, anche perché in aula l'indagata potrà forse contare su qualche sostegno in più: come quello di Forza Italia, che in commissione non è presente, e che in nome del garantismo potrebbe orientarsi almeno sull'astensione.

All'interno della Commissione, invece, il conteggio dei voti era piuttosto semplice. E diceva che sulla carta per la Salis non c'era scampo: venticinque i membri totali, undici (sinistre e verdi) a suo favore, sette (patrioti, conservatori e sovranisti) per la revoca dell'immunità, il pacchetto decisivo era quello dei sette voti popolari. E la linea del Ppe l'aveva data il relatore, lo spagnolo Adrian Vazquez Lazara che era stato netto: la richiesta del governo ungherese va accolta perché i fatti contestati alla Salis non hanno alcun legame con il suo mandato parlamentare, e la prassi costante della Juri è revocare l'immunità quando i reati sono precedenti all'elezione. "Inoltre negli atti trasmessi da Budapest - dice Lazara - non c'è traccia di persecuzione".

Se i sette deputati del Ppe presenti in commissione avessero seguito la linea di Lazara la sorte dell'italiana era segnata. Ma nelle ultime ore si è attivato un intenso lavorio finalizzato a spaccare il gruppo popolare, utilizzando soprattutto i timori sulla irregolarità del processo cui sarebbe attesa la Salis nel paese di Orbán ("la sentenza è già scritta", ha detto la Salis in una intervista poche ore prima del voto) e anche la tesi secondo cui i reati che le vengono addebitati sarebbero essenzialmente reati d'opinione, nonostante le crude immagini delle lesioni causate dal gruppo della Salis ai militanti di destra presi di mira. Insieme a questi due argomenti sul piatto della bilancia è stato messo più prosaicamente anche una sorta di "biscotto" che inseriva la salvezza dell'italiana in un unico accordo che contemplava il diniego dell'autorizzazione a processare anche due deputati ungheresi sotto inchiesta da parte della magistratura del loro paese, la socialista Klara Dobrev e il popolare Peter Magyar. E puntualmente così va a finire, quando i venticinque membri danno il loro voto.

Nell'aula della commissione sono momenti febbrili, il relatore Vazquez Lazara si rende in fretta conto che a smentirlo sono stati probabilmente i suoi compagni di partito e replica duro, "Questo voto rappresenta un pericoloso e brutto precedente: sul caso Salis si sta giocando una partita politica ma andando contro le regole che prevedono che l'immunità copra i reati presuntamente compiuti

durante il mandato, non prima". È lo stesso Lazara a spiegare che, comunque vada a finire col voto in aula, la partita non è chiusa: "Prevedo che l'Ungheria presenterà ricorso alla Corte di giustizia europea". E così sarà.

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