Esami facili all'università: condannato ex ministro Scotti

Cinque anni e sei mesi di carcere all'ex ministro dell'Interno per il caso delle lauree facili alla Link Campus University di Roma

Esami facili all'università: condannato ex ministro Scotti
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L'ex ministro dell'Interno Vincenzo Scotti, 92enne, è stato condannato a cinque anni e sei mesi di carcere per il caso delle lauree facili alla Link Campus University di Roma. Stessa pena per l'allora direttore generale dell'ateneo Pasquale Russo e l'ex rettore Claudio Roveda. È la sentenza del Tribunale di Firenze che ha chiuso il primo grado del processo per falso e associazione a delinquere a carico del vertice della Link Campus.

Secondo l'accusa della Procura fiorentina, rappresentata dal pubblico ministero Christine Von Borries, tra il 2016 e il 2018 fu messo in piedi un sistema illecito per far ottenere titoli di studio a decine di agenti di polizia, iscritti tramite il sindacato Siulp, senza sostenere esami regolari. Le prove sarebbero state svolte in sedi improvvisate, con domande fornite in anticipo o copiate da internet, e verbalizzate a posteriori dai docenti. In alcuni casi, gli studenti non avrebbero frequentato i corsi né avevano contatti con i professori.

Il Tribunale inoltre ha inflitto 5 anni e 2 mesi al docente Stefano Mustica, 3 anni e 1 mese ad Andrea Pisaniello e 2 anni e 2 mesi ad Alessandro Pisaniello e a Felice Romano, segretario generale del Siulp. Per Scotti, Russo e Roveda è stata disposta anche l'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Sono stati assolti Carlo Cotticelli e Luca Fattorini dall'accusa di falso.

Assoluzione per alcuni episodi di falso anche per Pisaniello, Romano, Scotti e Mustica. Le motivazioni saranno depositate dal Tribunale entro 90 giorni ma i difensori degli imputati hanno già preannunciato ricorso.

Al centro dell'inchiesta una convenzione tra la Link Campus e la Fondazione Sicurezza e Libertà, presieduta da Romano, che indirizzava gli agenti verso corsi di laurea in scienze della politica e studi strategici. Secondo la Procura alcuni studenti, versando 600 euro alla Fondazione, sarebbero passati direttamente al secondo anno, inviando un elaborato via email senza aver mai frequentato lezioni né sostenuto esami.

Gli esami sarebbero state simulati in sedi esterne all'ateneo, come il mercato ortofrutticolo Mercafir di Firenze. I docenti avrebbero firmato verbali di esami mai svolti, anche per materie che non avevano insegnato. Da qui le accuse: falso ideologico, falso materiale e associazione a delinquere finalizzata alla falsificazione di atti pubblici. L'inchiesta, coordinata dalla pm Christine Von Borries, era iniziata nel 2018.

Dopo l'udienza preliminare, 9 indagati erano stati rinviati a giudizio, 53 prosciolti e 7 assolti con rito abbreviato.

Nel maggio scorso, la Corte d'appello di Firenze ha confermato le assoluzioni e proscioglimenti per studenti e docenti dell'ateneo privato. I giudici hanno rigettato il ricorso della Procura contro le sentenze di primo grado di assoluzione.

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