E ci risiamo. Pezzi di asfalto di 20 centrimetri. Scudi spezzati. Caschi bucati dalle pietre appuntite. Eccola qui la violenza criminale antagonista. Ancora una volta. La caccia al poliziotto non conosce tregua ma ha i contorni vigliacchi di chi agisce a volto coperto o con maschere antigas. Tutto premeditato, tutto doloso. L'obiettivo è sempre lo stesso: cercare il morto. Le foto sono qui e le pubblichiamo a beneficio di chi potrebbe avanzare il dubbio che si tratti delle solite esagerazioni dei sindacati delle forze dell'ordine o della propaganda governativa. Immagini e video non ammettono smentite. Quella che è andata in scena oggi 20 dicembre a Torino è la guerriglia urbana della vergogna. E della vigliaccheria.
Perché è troppo facile mimetizzarsi e rendersi irriconoscibili mentre si imbrattano muri, si incendiano i cassonetti, si lanciano bombe carta e bottiglie, si feriscono nove agenti, si distruggono vetrine di commercianti e automobili di cittadini per difendere (ma in che modo poi?) un centro illegale come Askatasuna.
Quante altre volte ci troveremo a raccontare ancora una volta queste scene? Questo non è prevedibile, ma di una cosa siamo certi: tutte le volte che succederà ancora i poliziotti saranno sempre lì con caschi, scudi e divise, in prima fila, a prendersi sputi, insulti, pietre, bombe carta, pezzi di asfalto per garantire l'incolumità anche di coloro che protestano civilmente, come le famiglie coi bambini che hanno sfilato per le strade di Torino, e per difendere lo Stato dalla violenza antidemocratica di antagonisti e delinquenti. Nella speranza che non ci scappi il morto. Né da una parte né dall'altra.