Greta Thunberg, Francesca Albanese e un miliziano di Hamas: è questo il murale che nelle ultime ore è comparso nei pressi della Stazione Termini di Roma, in Via Giovanni Giolitti angolo Via Alfredo Cappellini, a opera di Alessandro Palombo. Il murale si inserisce nel contesto della manifestazione del 29 novembre a Roma, lo sciopero generale indetto dal sindacato Usb, quando ci saranno sia l'ex attivista ambientale che la relatrice speciale dell'Onu.
L'opera si chiama "Human Shields", ossia "scudi umani", e riprende le due donne con le braccia conserte, vestite con uniformi color kaki e una kefiah al collo. Albanese indossa un casco blu dell’ONU, mentre Thunberg, con la sua iconica treccia, mostra un’espressione determinata. Ai loro piedi compare il cartello Skolstrejk för klimatet, simbolo delle battaglie ambientaliste della giovane attivista, oggi intrecciate con nuove forme di militanza. Alle loro spalle appare la sagoma di un miliziano di Hamas, in uniforme militare e con il volto coperto da un passamontagna, che le abbraccia da dietro.
Quella di Palombo è a tutti gli effetti una provocazione per le posizioni assunte da Thunberg e da Albanese nel conflitto a Gaza e l'artista ha voluto con questa opera rappresentare il cortocircuito visivo che invita a riflettere sui rischi di strumentalizzazione dell’attivismo occidentale e sulle ambiguità del dibattito contemporaneo, chiamando in causa anche il ruolo dell’ONU nel contesto palestinese. Lo stesso titolo dell'opera è una provocazione, ma anche un monito, che richiama in modo esplicito la pratica di Hamas di utilizzare civili come scudi umani, ma al tempo stesso suggerisce come figure pubbliche possano trasformarsi in scudi ideologici nei conflitti narrativi globali.
Quel che Palombo ha voluto illustrare con questo nuovo disegno, che probabilmente come spesso accade verrà distrutto dai soliti intolleranti, è la fragilità dell’attivismo contemporaneo, esposto al caos di messaggi e all’opportunismo mediatico, fino al rischio di diventare
megafono della propaganda jihadista e della retorica estremista, che mira a delegittimare Israele, insinuare instabilità nelle democrazie occidentali e distorcere profondamente il dibattito internazionale.