La notizia dei bambini della scuola materna accompagnati in moschea dalle insegnanti durante l'orario scolastico sta facendo molto discutere. Ad aumentare lo sdegno è un dettaglio, che dettaglio non è: a essere coinvolto è un asilo parrocchiale, quindi legato alle radici cattoliche. La stessa scuola, che non è statale ma è paritaria, aderisce alla Federazione Italiana Scuole Materne, che federa le scuole dell'infanzia paritarie, non-profit, cattoliche o di ispirazione cristiana e il presidente regionale Fism Toscana, nonché membro della presidenza nazionale Fism con delega ai rapporti politici, Leonardo Alessi, a Il Giornale ha espresso grande scetticismo per l'operazione.
"Non conosco le ragioni che hanno portato la direzione e le insegnanti della scuola dell’infanzia cattolica di Treviso ad organizzare una visita ad una Moschea e non mi permetto quindi di giudicarne le finalità", ha spiegato Alessi, che però sottolinea "che un gesto del genere" rischia "di non essere di facile comprensione per dei bambini così piccoli". Ma quel che è "illogico", prosegue il presidente, è "proporre agli stessi bambini un gesto di preghiera in un luogo, in una modalità e verso un Dio che non sono quelli che gli appartengono per cultura familiare e per storia personale". E sono quelli, prosegue Alessi, "per i quali la loro famiglia ha probabilmente scelto un certo tipo di scuola anziché un’altra". E questo non significa "ripudiare un percorso di conoscenza di altre culture o l’educazione ad un rispetto delle diversità" che, anzi, è "sacrosanto", ma vuol dire "educare piuttosto i bambini ad una visione delle cose e del mondo, anche quindi della dimensione spirituale, secondo un criterio ed un percorso logico e coerente".
E questo, prosegue Alessi, "è poi il percorso che proprio nelle scuole FISM, che hanno una identità chiara ed un progetto educativo con una chiara visione del mondo e della vita, dovrebbe essere sotteso ad ogni attività e ad ogni proposta". Un concetto valido "soprattutto per dei bambini è sempre valido il principio per cui è partendo dalla propria identità e dalle proprie ragioni che è possibile crescere sapendo anche abbracciare la diversità e la scintilla di verità presente in ogni fede". Una posizione simile a quella assunta da suor Anna Monia Alfieri, cavaliere al Merito della Repubblica ed esperta di politiche scolastiche, che non ha criticato la visita al centro islamico in quanto tale, ma che "la visita comprenda un momento di preghiera ad Allah con tanto di foto postate su Facebook trovo che il tutto sia un gesto poco chiaro, poco onesto, poco rispettoso, di tutti". Questo perché, prosegue suor Monia Alfieri, "la preghiera richiede fede, conoscenza dei contenuti, formazione.
Se l'incontro doveva prevedere un momento di preghiera esso sarebbe dovuto avvenire secondo le modalità degli incontri interreligiosi, secondo il grande esempio degli incontri di Assisi. Diversamente tutto si traduce in un momento fine a se stesso, per nulla educativo".