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Incendio nel carcere Beccaria: in fiamme un materasso

Dalle prime indiscrezioni, pare che le fiamme siano partite dal materasso di una cella durante un tentativo di rivolta ed evasione. I fumi, poi, si sarebbero estesi ad altre due stanze contigue al secondo piano

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Nella notte, un incendio si è propagato nel carcere minorile Beccaria di Milano, fortunatamente senza feriti tra detenuti o personale di sorveglianza, a seguito di una tentata rivolta. La casa circondariale, che in questi giorni è al centro delle cronache in seguito a un'indagine della Procura su presunte violenze da parte degli agenti penitenziari, è stata rimessa in sicurezza in poche ore. Le fiamme sarebbero partite da una delle celle e i suoi fumi si sono poi propagati in altre due, senza coinvolgere altri luoghi della struttura.

Tutte le celle coinvolte si trovano al secondo piano del carcere. Qualcuno ha appiccato un incedio a un materasso durante una "rivolta" dei detenuti e "due sezioni su tre sono al momento inagibili". È quanto viene riferito all'Agi da alcune fonti qualificate, secondo le quali "tutti sono stati coinvolti nei disordini e alcuni detenuti hanno anche cercato di evadere, approfittando del caos". La situazione all'interno del carcere è ora molto tesa perché, spiega l'Agi, "i ragazzi sono consapevoli che gli agenti hanno paura a interagire con loro alla luce dell'inchiesta in cui si ipotizzano violenze da parte dei loro colleghi arrestati e, consapevoli di ciò, i giovani li aggrediscono e provocano verbalmente".

Fondamentale l'intervento dei vigili del fuoco per lo spegnimento delle fiamme. L'incendio della rivoltaarriva a poche ore dall'annuncio di nuovi agenti all'interno della struttura, poco meno di 50. La richiesta del ministero della Giustizia è quella di avere il "supporto operativo di 24 unità di Polizia Penitenziaria presso l’Istituto Penale per i Minorenni di Milano con decorrenza immediata e fino al 20 maggio 2024" dal circuito minorile e 22 dagli istituti per adulti. Già oggi, inoltre, prenderà servizio il nuovo comandante della polizia penitenziaria affidato al Beccaria. Si tratta di Daniele Alborghetti, che fino a ieri è stato vice comandante nella struttura di Bollate, sempre nel milanese.

Alborghetti venne definitivamente assolto, dopo essere stato condannato in primo grado, dall'accusa di corruzione e turbativa d'asta per gli appalti sull'installazione delle macchinette per bibite e sigarette quando guidava gli agenti della polizia penitenziaria di Monza. Era il 2018, venne anche messo ai domiciliari prima che venisse accertata la sua completa innocenza e, quindi, venisse reintegrato nella sua mansione. Nel frattempo proseguono le indagini sulle presunte violenze.

L'ex comandante Francesco Ferone ha limitato la misura cautelare della sospensione dal servizio al solo carcere minorile e quindi, per decisione del gip, il dirigente aggiunto può riprendere a lavorare in un altro ufficio. Dopo gli interrogatori di garanzia, un provvedimento analogo è stato adottato anche per altri tre agenti, indagati a vario titolo, per maltrattamenti e falso. In un caso, il giudice ha revocato qualsiasi misura cautelare per un agente perché sarebbe emersa la sua estraneità al violento pestaggio commesso lo scorso 8 marzo dai suoi colleghi nei confronti di un detenuto 15enne.

Sono stati in tutto 21 gli agenti interrogati a vario titolo.

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