Italia, i ragazzi se ne vanno rimpiazzati (parzialmente) dagli immigrati

L’analisi Istat: nel biennio 2023-2024 saldo negativo di 120mila under 35 italiani compensato dall’ingresso di 760mila stranieri

Italia, i ragazzi se ne vanno rimpiazzati (parzialmente) dagli immigrati
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I dati Istat del biennio 2023-2024 dipingono un'Italia sempre più segnata da un doppio movimento: da un lato i cittadini, soprattutto giovani e qualificati, che lasciano il Paese in cerca di migliori opportunità all'estero; dall'altro un flusso costante e crescente di immigrati che, loro malgrado, finiscono per compensare il vuoto demografico ed economico lasciato da chi se ne va.

Negli ultimi due anni, ben 270mila italiani hanno scelto di trasferirsi all'estero, con un aumento del 39,3% rispetto al periodo precedente. Si tratta soprattutto di giovani tra i 25 e i 34 anni, molti dei quali laureati. Tra il 2019 e il 2023, quasi 200mila under 35 hanno abbandonato il nostro Paese, mentre solo 73mila sono rientrati. Una perdita netta di 119mila persone che rappresentano il futuro della nazione. Le mete preferite? Regno Unito, Germania e Stati Uniti, dove trovano condizioni lavorative e prospettive di carriera che l'Italia fatica a offrire.

Contemporaneamente, però, l'arrivo di 760mila immigrati stranieri (+31,1%) sta di fatto tamponando questa emorragia. Quasi 60mila provengono dall'Ucraina, in fuga dalla guerra, ma molti altri arrivano da zone di crisi in Medio Oriente e Africa. Con un'età media di 29 anni, questi nuovi residenti portano energia e capacità lavorativa in un Paese che invecchia rapidamente. Non solo: mentre l'Italia perde 58mila giovani laureati, ne guadagna 68mila dall'estero, con un saldo positivo di 10mila unità.

Il quadro che emerge è quello di una nazione sempre più dipendente dall'immigrazione per sostenere il proprio sistema economico e sociale. Con un tasso di fertilità fermo a 1,24 figli per donna e una popolazione autoctona in costante diminuzione, senza i nuovi arrivi il declino sarebbe ancora più marcato.

Tuttavia, questa transizione demografica avviene senza una vera strategia. Mentre il Nord, in particolare l'Emilia-Romagna, attira nuovi residenti (+2,9‰), il Sud continua a svuotarsi, con punte del -5,6‰ in Basilicata. I giovani stranieri qualificati, spesso provenienti da Asia ed Europa orientale, faticano a integrarsi pienamente nel mercato del lavoro.

La domanda che sorge spontanea è: fino a quando l'immigrazione potrà compensare l'esodo dei nostri connazionali? E soprattutto, quale identità avrà un'Italia dove chi nasce e studia qui preferisce andarsene, mentre

chi arriva lo fa più per necessità che per reale scelta? I numeri dell'Istat non danno risposte, ma suonano come un campanello d'allarme per un Paese che rischia di subire, anziché governare, il proprio futuro demografico.

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