
Nel cuore dell’Europa, dove un tempo batteva l’orgoglio della civiltà cristiana, oggi si alza un vento che molti preferiscono non vedere. È il vento dell’islamizzazione, un processo lento ma costante che non si misura solo nei numeri dell’immigrazione, bensì nella trasformazione culturale, linguistica e spirituale del nostro continente.
Tra le poche voci che, da decenni, hanno avuto il coraggio di denunciare questo fenomeno, una spicca per coerenza e lucidità: Magdi Cristiano Allam. È mio amico da quasi vent’anni, e gli voglio sinceramente bene perché è una persona colta, di cuore, onesta e profonda conoscitrice del Corano e delle leggi islamiche.
La sua vita testimonia un percorso straordinario: nato musulmano, si è convertito al cristianesimo dopo una lunga riflessione interiore, maturata attraverso lo studio e l’esperienza diretta di entrambe le culture.
Proprio per questo ha sempre parlato con cognizione di causa, con la credibilità di chi ha vissuto dall’interno il mondo islamico e ne conosce le radici spirituali, ma anche le derive ideologiche.
Quando molti tacevano per timore o convenienza, lui parlava con chiarezza, spesso pagando di persona la sua libertà di pensiero. Oggi, a distanza di anni, ciò che allora sembrava un allarme esagerato si manifesta sotto gli occhi di tutti.
Allam ha sempre sostenuto che l’islamizzazione dell’Occidente non è un’invasione militare, ma una sottomissione culturale volontaria. Secondo lui, l’Europa ha perso la propria anima prima ancora dei propri confini. In un mondo scristianizzato, disorientato e incapace di difendere la propria identità, l’islam politico trova terreno fertile. Non conquista con la spada, ma con la presenza, la costanza, la convinzione. Ed è proprio questa convinzione che manca all’Occidente moderno: la fede nella propria storia, nei propri valori, nella propria libertà e identità. Abbiamo smesso di credere, e quando una civiltà smette di credere in sé stessa, smette anche di resistere.
Allam, conoscitore del Corano e della Sharia, spiega che l’islamismo politico trae forza da una lettura letterale e rigida di alcuni versetti. Tra quelli più citati dalle correnti radicali ci sono: Sura 5:51: «O voi che credete! Non prendete per amici gli Ebrei e i Cristiani; essi sono amici gli uni degli altri.» Sura 9:29: «Combattete coloro che non credono in Allah né nell’Ultimo Giorno… finché non paghino la jizya con sottomissione.»
Sura 9:30: «I Giudei dicono: Uzair è figlio di Allah; i Cristiani dicono: il Messia è figlio di Allah… Allah li maledica!».
Allam chiarisce che questi versi, nati in un contesto storico preciso, vengono reinterpretati dalle correnti fondamentaliste per giustificare una contrapposizione ideologica all’Occidente. Per lui, il problema non è la fede islamica in sé, ma l’uso politico della religione: un uso che trasforma la spiritualità in strumento di potere e la diversità in scontro.
In questa prospettiva, l’Occidente deve riscoprire la propria identità non per paura dell’altro, ma per evitare di dissolversi. Difendere le proprie radici significa difendere la libertà di pensiero, la parità tra donna e uomo, la laicità dello Stato e la dignità della persona valori che rischiano di svanire se non vengono più riconosciuti come tali.
Accanto a Magdi Cristiano Allam, un’altra voce indomita ha cercato di risvegliare l’Europa dal torpore: Oriana Fallaci.
Con la forza della parola e la lucidità della ragione, denunciò una società che si stava consegnando, nel nome del relativismo, a un modello incompatibile con i principi di libertà e parità su cui l’Occidente era nato. Fallaci non predicava odio, ma dignità. Sosteneva che accogliere l’altro non può significare rinunciare a sé stessi, e che la libertà, se non difesa, si trasforma in debolezza. Oggi le sue parole, come quelle di Allam, suonano terribilmente attuali. Difendere non è odiare. Difendere la nostra identità non significa disprezzare quella altrui. Significa ricordare che ogni civiltà vive solo finché conserva il diritto e il dovere di riconoscersi nei propri valori. È giusto accogliere, ma non è giusto cancellarsi.
È giusto dialogare, ma solo se il dialogo avviene tra culture che si rispettano reciprocamente e non tra chi parla e chi si inginocchia. Solo chi sa chi è può dialogare da pari con l’altro. E solo chi è libero dentro può rispettare davvero la libertà degli altri.
Oggi, più che mai, servono coraggio e consapevolezza. Il messaggio di Allam e Fallaci non è un grido di odio, ma un richiamo all’amore per la nostra civiltà. L’islamizzazione dell’Occidente, così come loro la descrivevano, è un campanello d’allarme: il segno di una crisi morale e culturale prima ancora che religiosa.
Vent’anni fa Magdi Cristiano Allam lo aveva previsto, e la storia gli sta dando ragione. Forse non è troppo tardi per reagire ma solo se l’Europa troverà la forza di guardarsi allo specchio e di dire, con orgoglio e verità: noi siamo Occidente, e non vogliamo smettere di esserlo.