
La lunga scia dell’«antifascismo» arriva alla Spezia. Botte, urla e bestemmie. E un consigliere che denuncia di essere stato minacciato e aggredito. Una vera e propria gazzarra, in una sede istituzionale, in nome di un antifascismo che appare sempre più settario e intollerante, come si è visto anche il 25 aprile.
Una inquietante rappresentazione di questa deriva è andata in scena due giorni fa nella cittadina ligure, dove la seduta del Consiglio comunale è stata travolta dalla violenza - verbale e a quanto pare non solo - di un pezzo della sinistra, ovviamente la stessa che si proclama depositaria esclusiva dei valori di democrazia.
Di questo nuovo «antifascismo» hanno fatto le spese il sindaco di Spezia, un moderato come Pierluigi Peracchini, che non è riuscito a portare a termine il suo intervento in Aula, e soprattutto il consigliere comunale Oscar Teja: «Attualmente ho sette giorni di prognosi alla mano sinistra per via del dolore causato da un consigliere di minoranza - racconta al Giornale - Sono stato oggetto di intimidazioni verbali molto pesanti e aggressioni fisiche da parte di colleghi consiglieri di minoranza e pubblico presente». «Sono profondamente scioccato dall’odio dei loro occhi e dall’aggressività di alcune persone» commenta, inquadrando apertamente l’episodio come un caso di «fascismo degli antifascisti».
Il pretesto di questo caos? Una manifestazione di «Casa pound» prevista in città, a quanto risultava da un volantino, per il 17 maggio. Una emergenza per la sinistra, che ha voluto sollevare la questione con un documento urgente, nel corso dell’ultimo Consiglio comunale che era stato convocato per gli adempimenti di rito del Comune su rendiconto di bilancio e tributi locali sulla raccolta dei rifiuti.
Questa urgenza non era ravvisata dal centrodestra. Non per ragioni di merito, attinenti al giudizio sul movimento in questione, ma perché il luogo del presunto raduno della destra all’amministrazione risultava già assegnato a una manifestazione benefica di un’associazione cittadina, e soprattutto perché il sindaco, seguendo le vie istituzionali, aveva già chiesto - il giorno stesso - l’intervento di prefetto e questore nella sede deputata, il comitato per l’ordine e la sicurezza. È per questo che la maggioranza ha votato contro l’urgenza. E dall’opposizione, dopo una concitata richiesta di sospensione, hanno iniziato a dare in escandescenze: uscita dall’aula, ritorno, nuovo abbandono del Consiglio e rientro di alcuni esponenti della sinistra che - sostenuti da una parte del pubblico presente in aula - hanno dato vita a un parapiglia di grida e insulti.
Teja racconta di aver subito provocazioni e offese dalla minoranza e dal pubblico: «Io ho risposto alle bestemmie che mi hanno lanciato (rappresento area civica moderata cattolica) - riferisce - e per tutta risposta mi hanno assalito, stavano saltando il corrimano di divisione tra pubblico e consiglio. In particolare, un consigliere di opposizione ha preso mia mano sinistra urlando che mi voleva gonfiare di botte e mi ha mandato al Pronto soccorso». Ancora più incredibile, se possibile, è il seguito del racconto di Teja: «Nessuno dell’opposizione pubblicamente ha preso le distanze. Minimizzano tutti».
Secondo la sinistra-sinistra, il tema resta il pericolo Casa Pound. Ma non si rende conto, questa sinistra, che il pulpito da cui discetta di democrazia e antifascismo non ha più alcuna credibilità, dopo episodi simili. Oltretutto, nel mirino degli antifascisti è finito l’esponente di un’area civica e moderata, che niente ha a che fare con la destra di Casa pound: «La mia lista si chiama Vince Liguria - dice Teja - quindi area moderata civica di centrodestra. Io poi rappresento l’area cattolico popolare». E ricorda che «votare contro l’urgenza di un documento non significa votare contro, bensì non votarlo in quella sede e in quel momento».
Anche contro il sindaco, Pecchiarini, non c’è margine per agitare accuse che vertano su simpatie per qualsivoglia forma di estremismo.
«Prendo le distanze - ha detto il primo cittadino - da eventuali ideologie che richiamino principi contrari alla democrazia e alla convivenza civile, riaffermando i valori di libertà e rispetto che hanno reso il nostro Paese e la nostra città un simbolo di storia democratica, di accoglienza e aiuto verso il prossimo». Ciò detto, inevitabile è anche la sua constatazione sui responsabili dell’avvilente parapiglia antifascista che ha avvilito il Consiglio comunale e l’intera città: «Parlano di democrazia e usano le violenza».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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