Quei 500 imam tenuti sotto controllo dai servizi segreti

Negli ultimi anni la popolazione musulmana in Italia è cresciuta e con essa il numero di moschee e imam sotto sorveglianza dell'Antiterrorismo

Quei 500 imam tenuti sotto controllo dai servizi segreti
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Il rianimarsi dei sentimenti antisemiti dopo il 7 ottobre e l'atavica disputa mai risolta tra musulmani ed ebrei, che si evolve nel mai sopito istinto di radicalizzazione e conquista religiosa in Occidente degli islamici, è sotto gli occhi di tutti. Lo spazio che si stanno prendendo i predicatori dell'islam, gli imam più o meno regolari, è sempre più ampio e da tempo è oggetto di controllo e attenzioni da parte dei Servizi segreti italiani e dell'Antiterrorismo, che hanno mappato le moschee nel nostro Paese, quelle regolari e quelle no.

Fino a questo momento, le comunità islamiche italiane non sono sfuggite al controllo dello Stato, come è già accaduto in Francia, Regno Unito e anche in Belgio. Il nostro Paese, benché ci sia una tendenza all'espansione e alla radicalizzazione, riesce a far fronte alle criticità grazie all'esperienza di intelligence e al dialogo, ancora aperto. Ma le nuove generazioni, soprattutto i giovanissimi nati in Italia che si avvicinano alla fede tramite la radicalizzazione, sono una questione aperta e da monitorare. Gli appariti dei Servizi italiani ha una visuale d'insieme del contesto islamico italiano e sono circa 500 i soggetti che operano come "guide spirituali", quasi raddoppiati in circa 10 anni. L'intelligence ha stretto le maglie attorno a loro, per evitare una deriva che, una volta innescata, difficilmente potrà essere fermata. Il controllo silenzioso è l'arma che lo Stato adotta per evitare crisi eversive in nome di Allah, come già si sono viste nelle banlieue di Parigi, nei quartieri belgi e nei sobborghi inglesi. Il rischio di radicalizzazione è sempre più elevato, e con esso quello di aumento di attentati terroristici legato alla religione.

La mappatura, proprio per lo status di clandestinità della maggior parte di queste, è incompleta ma dà comunque un'indicazione di massima dell'evoluzione dell'espansione islamica sul territorio italiano. Quelli che i musulmani definiscono genericamente "luoghi di preghiera" sono oltre mille nel nostro Paese, si parla di cifre vicine ai 1200 e qui operano i soggetti che effettuano le prediche islamiche, che soprattutto dopo il 7 ottobre spesso si trasformano in veri e propri anatemi. C'è una grande tendenza al radicalismo nelle posizioni dei predicatori, che non sempre sono imam nel senso stretto della parola ma il più delle volte sono persone rispettabili all'interno della comunità in cui vivono, magari commercianti o professionisti, che per propria conoscenza hanno studiato il Corano e la religione. Gli imam veri, studiosi della teologia islamica, sono in numero inferiore.

La preghiera del venerdì diventa il pulpito dal quale lanciare gli strali contro Israele, dal quale spingere sulla legge islamica che, già in molte comunità, ha preso il sopravvento su quella italiana, non riconosciuta.

Esistono vere e proprie isole nel nostro Paese in cui la legge italiana è sospesa in favore di quella islamica, in cui la guida spirituale è l'unica autorità e istituzione con la quale rapportarsi, il tutto sostenuto con i finanziamenti che arrivano dall'estero, principalmente dai Paesi della penisola Araba come Qatar e Arabia Saudita. Da qui arrivano i fondi che sostentano le comunità ma che, spesso, arrivano anche direttamente nelle tasche dei predicatori, pagati per compiere la missione.

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