La lettera dal carcere: così Cospito maschera la sua vera natura

L'analisi sulla grafia di Cospito rivela una personalità difficile da descrivere, con una scarsa serenità di spirito

La lettera dal carcere: così Cospito maschera la sua vera natura

Dallo scritto in mio possesso (clicca qui), vergato da Alfredo Cospito con caratteri in stampato maiuscolo, emerge una personalità difficile da descrivere in quanto lo scritto in carattere stampatello depone per un mascheramento della effettiva natura dello scrivente.

Attualmente, chi scrive appare sottoposto a stress emotivo che poco spazio lascia ad interpretazioni obiettive a causa dello spreco di energie per tenere a bada uno stato di sofferenza psicologica. La diretta conseguenza di ciò implica senza dubbio un deterioramento grafico che non permette di cogliere tutti gli aspetti della personalità di chi scrive. Pur non potendo esprimere con obiettività l’intera personalità del soggetto, possiamo dire che dalla scrittura emerge uno stato di agitazione e di malessere evidenziabile dalle lettere alterate nella forma e nella scorrevolezza, quindi una via di mezzo tra trasparenza e offuscamento (vedi le parole “adombrata” e “obbligatorio”).

Pertanto, la grafia attribuita a Alfredo Cospito denuncia una scarsa serenità di spirito che emerge pure dalla firma. Essa riproduce la stessa forma del testo esprimendo che esiste uniformità tra struttura personale psichica (vedi testo) e Io sociale (vedi firma).

Anche il fatto che il cognome “Cospito” (espressione del casato da cui il soggetto proviene) preceda il nome “Alfredo” (che rappresenta la vera identità personale) conferma il bisogno che egli ha di avere padronanza di sé e della propria esistenza, ossia di assumere una paternità e una centralità anche sociale sia relativamente al proprio pensiero, sia, soprattutto, al proprio operato.

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