
Quella che sembrava l’ennesima operazione antidroga in Calabria si trasforma in una bomba. L’ex capo ultrà rossonero Luca Lucci, recentemente condannato in primo grado nel processo Doppia Curva e considerato il mandante del tentato omicidio di un rivale, risulta indagato anche dall’Antimafia di Reggio Calabria per una fornitura di droga nello Stretto nel lontano 2020.
Nel procedimento Arangea Bis-Oikos, che ieri ha visto 35 arresti a opera della procura di Reggio Calabria, coordinata dal procuratore Giuseppe Lombardo, al leader della Curva Sud vengono contestate detenzione e traffico di stupefacenti «in concorso morale e materiale con una pluralità di soggetti, aventi nickname “Turco”, “Orsetto”, “Calabrese”, “Zio”, allo stato, non identificati» e con due presunti affiliati alla ’ndrangheta, Antonio Gullì Antonio e Antonio Rosario Trimboli. A scoprirlo è il massmediologo antimafia Klaus Davi, autore del recente documentario «Quanta nostalgia di Luca Lucci». Si parla di una «ingente quantità di cocaina per un controvalore non inferiore ad euro 1,4 milioni, con un investimento di 200mila euro», spacciata «tra Reggio Calabria e la Lombardia, in epoca anteriore e prossima al 23 settembre 2020», in pieno Covid.
La vicenda getta una luce sinistra sul possibile coinvolgimento della ’ndrangheta nella curva rossonera, con quella interista già finita nel mirino dei clan come dimostra la morte del rampollo mafioso Antonio Bellocco per mano dell’ex amico e tifoso nerazzurro Andrea Beretta (condannato a 10 anni e oggi collaboratore di giustizia) e i suoi possibili rapporti con le cosche attraverso i presunti sodali di Beretta Giuseppe Caminiti, Marco Ferdico e Christian Ferrario, considerato il «custode» dell’arsenale di Beretta e della Curva.
Nei giorni scorsi è anche arrivato in Italia l’albanese Fatjon Gjonaj, latitante da dicembre 2024 e arrestato negli Emirati arabi. Il trafficante, secondo le indagini della Squadra Mobile milanese guidata da Alfonso Iadevaia sull’agguato subìto dall’ultrà milanista Enzo Anghinelli la mattina del 12 aprile del 2019 (su mandato di Lucci, per cui lo scorso 17 giugno sono stati condannati a 10 anni lo stesso Lucci e Daniele Cataldo, ritenuto l’esecutore materiale), sarebbe legato all’ultrà milanese nell’organizzazione del traffico internazionale di stupefacenti, probabilmente anche lui legato alla ’ndrangheta.
Difficile pensare che Lucci deciderà di collaborare alla stregua di Beretta (come ha rivelato per primo Il Giornale), certamente gli inquirenti
milanesi e calabresi dovranno confrontarsi per capire come coordinare le indagini. Non è escluso che siano in Calabria le risposte ai tanti interrogativi che il processo Doppia Curva non ha chiarito. Vedremo nei prossimi giorni.