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"Mentite e cancellate le tracce". Così i trafficanti istruiscono i migranti per aggirare la stretta

L'annunciata stretta del governo Meloni sui migranti ha avuto ripercussioni in Africa: così facilitatori e trafficanti si riorganizzano con nuove indicazioni utili ad aggirare i controlli

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La notizia della stretta sui migranti da parte di Giorgia Meloni ha rimbalzato rapidamente anche sulle sponde africane del Mediterraneo, dove trafficanti, propagandisti e facilitatori, probabilmente manovrati dall'alto, spingono i giovani subsahariani a lasciare il Continente per raggiungere l'Europa, con particolare interesse verso l'Italia. "Diamo un messaggio chiaro, se non avete diritto d'asilo sarete rimpatriati", ha scandito con fermezza il premier in un video che è stato pubblicato online e che ha rapidamente fatto il giro del mondo, venendo anche tradotto in arabo.

A fronte di queste parole, che si accompagnano a deciso giro di vite per tentare di fermare il flusso di irregolari attraverso i confini europei e stranieri, i migranti non solo si sono spinti in minacce, insulti e sfide nei confronti del presidente del Consiglio, ma hanno spiegato in che modo agire per arginare le disposizioni. Esiste ancora la sinistra convinta che i migranti sbarcati nel nostro Paese siano esclusivamente dei disperati che scappano da guerre e persecuzioni, nonostante le immagini che arrivano da Lampedusa. E invece, questa è la notizia per chi tenta di supportare quella narrazione (Ong incluse) si tratta di persone ben organizzate, che sanno perfettamente come muoversi, anche grazie alle istruzioni che vengono fornite in loco e agli slogan dei "porti aperti" e della "accoglienza per tutti".

Un esempio? Uno dei facilitatori che opera nel comparto delle migrazioni dei subsahariani spiega ai suoi "soldati" come si fanno chiamare quelli che prendono il mare: "Smettetela di dire agli agenti di polizia italiani che state lasciando la Tunisia". Il motivo? Se i migranti che sbarcano a Lampedusa dichiarano di provenire della Libia, Paese noto per il suo trattamento violento nei confronti dei migranti irregolari, viene fatto loro credere di avere agevolazioni nella richiesta di asilo. Tutto questo, si ribadisce, anche grazie alla propaganda dei soliti noti. Sono gli stessi migranti a mostrare qualche perplessità in merito a questa linea, sostenendo che non si tratta di una versione credibile viste le distanze e i mezzi con i quali arrivano. Ma evidentemente chi ha suggerito questo stratagemma è a conoscenza di casi in cui l'Italia ha già creduto a questi racconti.

Per lo stesso motivo, i migranti vengono invitati a cancellare foto, video, e qualunque cosa sia riconducibile al viaggio prima di arrivare in Italia, anche dai social. Non si devono più mostrare le immagini delle risate a bordo ei barchini e del clima di spensieratezza, perché la narrazione che dev'essere sostenuta è quella che tanto piace a sinistra e Ong: scappano da violenza e torture, provengono dalla Libia, quindi per essere convincenti non devono mostrarsi in un clima di "gruppo vacanze". Questo fa il paio con lo strappo dei passaporti per rendere più difficile l'identificazione del Paese di origine. Ma c'è di più, perché lo stesso facilitatore ha inserito nel suo libretto di istruzioni anche il divieto di parlare con i giornalisti italiani: "Evitate di rispondere ai giornalisti italiani: le prime persone che verranno a chiederti i motivi della tua partenza sono proprio quelli a cui non piaci". E quindi aggiunge: "Evita di rivelare i tuoi luoghi di partenza e i motivi del tuo arrivo. A causa delle vostre chiacchiere, molte cose cambieranno per i richiedenti asilo: le richieste saranno ancora più difficili".

Abbiamo cercato di avere conferma di queste affermazioni contattando un facilitatore che opera in Tunisia e gestisce le comunicazioni per i migranti. Si chiama Ismael, è subsahariano, e a definito i giornalisti italiani come esponenti "dell'estrema destra" e poi ha aggiunto: "Questi giornalisti non aiutano nessuno. Ci fanno solo del male. Ognuno ha le sue ragioni per lasciare il suo Paese". Dopo averci risposto in questo modo, insospettito, ha deciso di ignorarci e di bloccarci.

Ma nel frattempo un futuro migrante che avevamo contattato in precedenza, ci ha scritto: "Penso che sia una pessima idea svelare tutto".

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