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"Metti una bomba a Rialto". Così il jihadista espulso pianificava l'attentato

Un ventottenne kosovaro, già gravato da un precedente provvedimento di espulsione, è stato individuato a Trieste ed espulso nelle scorse ore. Era stato accusato di aver progettato un attentato di matrice jihadista che avrebbe dovuto avere luogo a Venezia

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Era già finito in cella una prima volta, con l'accusa di aver progettato un attentato terroristico che avrebbe dovuto avere luogo Venezia: considerato un elemento "fortemente radicalizzato", era quindi stato espulso. Nonostante l'obbligo di lasciare il territorio nazionale, qualche giorno fa è tuttavia stato rintracciato in Friuli. E dopo esser finito di nuovo in manette, è stato poi accompagnato presso il Cpr di Gradisca d'Isonzo, per dare esecuzione ad un nuovo provvedimento di espulsione emesso nei suoi confronti. Già, perché la persona in questione, un uomo di 28 anni originario del Kosovo accusato di aver aderito all'ideologia dell'Isis, era già noto alle forze dell'ordine. Il kosovaro, che in passato aveva lavorato come cameriere nel capoluogo del Veneto, era infatti finito nel mirino della Digos a partire dal 2016: secondo quanto riportato dalla stampa veneta, il giovane era uno dei componenti della cellula jihadista attiva nella città lagunare qualche tempo fa.

Ed era successivamente stato arrestato insieme ad altri due connazionali, essendo emersi nel frattempo "gravi indizi di colpevolezza circa la partecipazione ad un’associazione con finalità di terrorismo internazionale, in relazione alla loro adesione all’ideologia dello Stato Islamico". Ad incastrare il cittadino straniero avrebbero contribuito in particolare alcune intercettazioni telefoniche, nelle quali secondo gli inquirenti stava pianificando insieme ai sodali un attentato di matrice jihadista da compiere a Venezia. "A Venezia guadagni subito il paradiso per quanti miscredenti ci sono qua - si sente in una delle telefonate intercettate, secondo quanto riporta il quotidiano Il Gazzettino - metti una bomba a Rialto". Un'operazione che sarebbe stata ad ogni modo sventata grazie all'attività investigativa delle forze dell'ordine, visto che la gli operatori erano riusciti ad individuare i sospetti jihadisti.

A seguito di tutto ciò, il presunto terrorista islamico era quindi stato allontanato dal Paese insieme ai compagni, per motivi di sicurezza nazionale, su ordine del prefetto di Venezia. Un provvedimento che il diretto interessato non avrebbe tuttavia rispettato, perché è stato a quanto sembra notato proprio pochi giorni fa in provicia di Trieste. E dopo esser stato individuato dagli esponenti delle forze dell'ordine, è stato sottoposto nuovamente a fermo, in questo caso per il reato di violazione del divieto di reingresso sul territorio nazionale.

A seguito del processo per direttissima, è stato condannato a 8 mesi di reclusione. Si è a quel punto reso necessario un nuovo decreto di espulsione, firmato stavolta dal prefetto di Trieste.

E dopo quest'ultimo passaggio, lo straniero è stato condotto presso il centro di permanenza per il rimpatrio di Gradisca, dal quale è stato rimpatriato.

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