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Misure cautelari e permesso di soggiorno: ecco perché non hanno espulso la belva di Rovereto

Nweke Chukwka, il nigeriano che ha ucciso Iris Setti, non poteva essere forzatamente allontanato dal territorio nazionale nonostante la manifesta aggressività

Misure cautelari e permesso di soggiorno: ecco perché la belva di Rovereto non poteva essere espulso

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Misure cautelari e permesso di soggiorno: ecco perché la belva di Rovereto non poteva essere espulso

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Nweke Chukwka, l'uomo che ha brutalmente ucciso Iris Setti, di 61 anni, nel parco di Rovereto sabato sera mentre la donna si recava a casa di sua madre per fornire assistenza, non poteva essere espulso. Le polemiche di questi giorni si scontrano con un impianto normativo che ha impedito l'allontanamento obbligato dell'uomo dal territorio nazionale nonostante lo scorso anno si fosse già reso protagonista di violente aggressioni ai danni di passanti e forze dell'ordine.

Viviana Del Tedesco, pubblico ministero di Rovereto, ha spiegato che "niente di più si poteva fare. Questo soggetto non poteva essere espulso per le misure cautelari in atto". Riavvolgendo il nastro, infatti, bisogna tornare allo scorso scorso anno: era il 23 agosto e il nigeriano aggredì violentemente un ciclista e alcuni automobilisti senza motivo. All'arrivo delle forze dell'ordine, allarmate dai passanti, lo straniero aveva dato ulteriormente in escandescenza, costringendo gli agenti a intervenire per ammanettarlo. Venne portato in carcere in esecuzione di una misura di custodia cautelare e lì rimase fino al 4 ottobre, quando venne trasferito agli arresti domiciliari grazie alla disponibilità di sua sorella a ospitarlo.

Il regime di detenzione cautelare è durato fino al 12 gennaio, quando venne definitivamente liberato per buona condotta fino alla prima udienza del processo, che si terrà il prossimo novembre. Nel frattempo, l'uomo era libero di girare per la città a patto che ogni giorno si presentasse per l'apposizione della firma. Un obbligo, ricadente tra le misure cautelari per impedire la fuga, che ha sempre rispettato tranne una volta lo scorso luglio: la mancanza aveva fatto partire in automatico una segnalazione alla procura. Ed è proprio per le misure cautelari alle quali era sottoposto che all'uomo non poteva essere notificato un decreto espulsivo.

Infatti, l'articolo 13 del testo unico per l'immigrazione, la cosiddetta Legge Turco-Napolitano del 1998, dice: "Quando lo straniero è sottoposto a procedimento penale e non si trova in stato di custodia cautelare in carcere, il questore, prima di eseguire l'espulsione, richiede il nulla osta all'autorità giudiziaria, che può negarlo solo in presenza di inderogabili esigenze processuali valutate in relazione all'accertamento della responsabilità di eventuali concorrenti nel reato o imputati in procedimenti per reati connessi, e all'interesse della persona offesa". Ma Nweke Chukwka è stato immediatamente sottoposto a misure cautelari per la sua pericolosità sociale, pertanto non è stato possibile procedere fino all'udienza.

Ma non solo, perché Chukwka è un possessore di permesso di soggiorno scaduto nel 2013, ottenuto grazie al lavoro svolto nel veronese per 5 anni. La presenza della sua famiglia, compresi figli minori, in Vallagarina gli ha permesso di poter inoltrare la domanda di rinnovo, per il quale lo scorso maggio il questore si era riservato una ulteriore valutazione. Una riserva necessaria alla luce del fatto che l'uomo con la famiglia non aveva più alcun rapporto. Ma se anche gli fosse stato rifiutato, proprio per la mancanza del presupposto che lo aveva portato a chiedere il rinnovo, Chukwka avrebbe potuto invocare l'articolo 19 dello stesso testo unico per l'immigrazione, quello relativo alle "disposizioni in materia di categorie vulnerabili", in base al quale sarebbe stato un suo diritto effettuare l'impugnazione e non essere espulso fino a pronuncia definitiva.

Per tale ragione, essendo lui considerato regolare sul territorio nazionale, nel 2019, a Torino non erano riusciti a completare la pratica.

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