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"Fermatelo o ucciderà qualcuno". L'allarme inascoltato delle sorelle del killer di Rovereto

Le sorelle di Chukwuka Nweke, il nigeriano senza fissa dimora che ha ucciso la 61enne Iris Setti, avevano chiesto un Tso: "Nostro fratello è malato". Attesa per oggi la convalida del fermo

"Fermatelo o ucciderà qualcuno". L'allarme inascoltato delle sorelle del killer di Rovereto
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L'omicidio di Iris Setti "si poteva evitare". Ne sono certe le sorelle di Chukwuka Nweke, il killer nigeriano che sabato sera ha ucciso l'ex funzionaria di banca 61enne nei giardini Nikolajewka a Rovereto, in provincia di Trento. "L'ultima volta che ci aveva aggredite lo avevamo detto ai carabinieri: se va avanti così, prima o poi ammazzerà qualcuno. Avevamo chiesto che gli venisse fatto un Tso. - raccontano Anthonia e Linda al Corriere della Sera - Ci hanno risposto che finché non avesse ammazzato una persona, loro non potevano farci niente". Il 37enne, fermato dai carabinieri con il taser subito dopo il delitto e poi trasferito in carcere, oggi sarà interrogato dal gip per l'udienza di convalida del fermo.

I parenti del killer: "Era un violento"

Appena 15 giorni prima dell'agguato mortale al parco, Chukwuka Nweke aveva aggredito le sorelle. "Una sera - raccontano le due donne - si era presentato a casa nostra come una furia. Ha distrutto vetri, perfino l'ascensore. Ci ha riempite di lividi". A quel punto "abbiamo insistito per farlo ricoverare al centro di salute mentale, - spiegano ancora -ma ci hanno detto che l'unica possibilità era un Tso. E noi lo abbiamo chiesto. Nostro fratello è malato, abbiamo chiesto in tutti i modi di farlo ricoverare. Minacciava di uccidersi, di fare del male a tutti. Perché nessuno ci ha aiutato? Non riusciamo a non pensare a cosa ha fatto a quella povera donna".

I precedenti

Chukwuka Nweke non era nuovo alle forze dell'ordine. L'anno scorso aveva malmenato un ciclista in strada e, subito dopo, aveva aggredito anche i militari dell'Arma intervenuti sul posto. Portato in carcere, vi era rimasto fino al 4 ottobre poi, il 12 gennaio, aveva ottenuto i domiciliari con l'obbligo di firma. Non poteva essere espulso dall'Italia, almeno non fino al prossimo novembre, quando è prevista la data della prima udienza in tribunale. Data la presenza di moglie e figli sul territorio, il 37enne aveva chiesto il rinnovo per altri cinque anni del permesso di soggiorno scaduto nel 2013. Circostanza sulla quale, però, a maggio il questore si era riservato di decidere considerando che i rapporti tra l'uomo e i figli sono praticamente inesistenti. "Avevamo provato a rimpatriarlo nel 2019 a Torino - spiega al Corriere il sostituto procuratore Viviana del Tedesco - Ma era riconosciuta la sua regolarità sul territorio nazionale. Abbiamo fatto tutto ciò che la legge consente".

I problemi psicologici

Oltre all'aspetto burocratico relativo alla regolarizzazione di Nweke sul territorio, bisognerà accertare anche i presunti problemi psicologici. A quanto emerso finora dalle indagini, non risultano né richieste di eventuali perizie psichiatriche né segnalazioni al Centro di Igiene mentale. "Cercherò di capire perché non sia stato chiesto un Tso, a me nessuno lo ha segnalato", dice il sindaco di Rovereto Francesco Valduga.

Intanto oggi, attorno alle ore 11, nella sala Giunta di Palazzo Pretorio, nella cittò della pace, si terrà il vertice straordinario del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica chiesto dal presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, e a cui parteciperà anche il sottosegretario di Stato all'interno, Nicola Molteni. In mattinata avrà luogo anche l'udienza di convalida dell'arresto.

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