"Nell'era digitale c'è qualcuno che fa uso eversivo delle istituzioni"

Parla il magistrato Tarfusser che ha chiesto la revisione del processo di Erba. «Mi hanno sanzionato in nome della logica dei poteri e delle correnti delle toghe»

"Nell'era digitale c'è qualcuno che fa uso eversivo delle istituzioni"
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Cuno Tarfusser, è il sostituto procuratore generale di Milano che ha chiesto la revisione del processo sulla strage di Erba.
Quell'istanza è stata accolta dalla Corte d'appello di Brescia ed è in fase di discussione. Eppure il magistrato ha subito un procedimento disciplinare ed è stato sanzionato dal Csm con la censura. Giudicato colpevole di aver depositato quella richiesta in violazione delle regole dell'ufficio.

Che impressione le fa l'inchiesta su presunti dossieraggi della Procura di Perugia?
«In un paese in cui l’infedeltà di parti di organismi statali ha una certa tradizione – pensiamo al Piano Solo, al Golpe Borghese, alla P2, a Gladio – c’era quasi da aspettarselo che nell’epoca digitale e delle banche dati, ci sarebbe stato qualcuno che ne avrebbe fatto un uso distorto, illegale, forse addirittura eversivo. Fa impressione che ciò sia avvenuto nella struttura fortemente voluta da Falcone. E non sappiamo se il fondo del baratro è già stato toccato».

È nell'accentramento del potere che si formano le zone grigie degli abusi?
«Il problema è negli equilibri.
Nei sistemi anglosassoni a ogni potere corrisponde un severo meccanismo di controllo. Noi facciamo crescere incontrollati i poteri e poi ci meravigliamo se debordano. Falcone aveva pensato la Dna come organismo di coordinamento investigativo tra Procure in materia di criminalità mafiosa. Oggi i poteri della Dna sono centuplicati. E i controlli? Sono rimasti quelli di 30 anni fa».

Si aspettava la censura dal Csm per la sua istanza di revisione?
«Da uomo delle Istituzioni non mi aspettavo di essere sanzionato per avere fatto il mio dovere.
Ma nemmeno mi ha meravigliato considerata la deriva che il sistema giudiziario da anni ha preso passando da “Ordine” a “Potere”. In questo mutato assetto, una mia assoluzione avrebbe significato non solo la delegittimazione del vertice della Procura generale di Milano, ma avrebbe messo a nudo la fallimentare politica delle nomine ai vertici degli uffici giudiziari. Dominata dalla perversa correntocrazia autocratica».

Ricorrerà contro la decisione?
«Certo! Sono curioso di vedere come motiveranno la censura di fronte al fatto che avrei violato una norma regolamentare che non esiste e come giustificheranno il fatto che la Nanni, (la pg di Milano che ha fatto partire il procedimento disciplinare, ndr) sentita come testimone, sia stata colpita da amnesia sul perché non abbia risposto alla email con cui le avevo chiesto un incontro ben prima di depositare la richiesta di revisione».

Sperava in una tutela dal Csm?
«Ovviamente no. La tutela va data a chi si adegua, si allinea alla disciplina voluta dal sistema delle “correnti”. A chi, come me, è da sempre libero, autonomo e indipendente non è dovuta. La mia tutela, molto più gratificante, arriva dai numerosi attestati di stima da parte di cittadini intolleranti verso un sistema verticistico e clientela re».

Cosa resta della stagione Palamara?
«Palamara è stato solo un incidente di percorso.

La stagione buia continua e continuerà finché una politica seria e lungimirante, si decide a mettere mano a una riforma profonda della giustizia, anziché continuare a mettere delle pezze ad un sistema in fase di decomposizione».
LoBu.

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