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"Nessun mayday da Frontex". Spunta la mail sul naufragio: come sono andate le cose

Cosa è successo dall'ora in cui un aereo di Frontex avvista il caicco al momento in cui il natante si schianta in una secca ad appena 100 metri dalla costa calabrese?

"Nessun mayday da Frontex". Spunta la mail sul naufragio: come sono andate le cose

La procura di Crotone indaga. La tragedia di Cutro, con 70 migranti inghiottiti dalle onde a causa di un drammatico naufragio, ha ancora degli aspetti da chiarire. Cosa è successo dall'ora in cui un aereo di Frontex avvista il caicco al momento in cui il natante si schianta in una secca ad appena 100 metri dalla costa calabrese?

Le polemiche sulla Guardia Costiera

Nelle ultime settimane l'attenzione si è rivolta tutta al mancato intervento della Guardia Costiera, l'unica autorizzata ad avviare missioni Sar di Ricerca e Soccorso. Esiste infatti un "buco" di circa sei ore tra le 22.30 di sabato 25 febbraio, quando Frontex avvista la nave per la prima volta, alle 4.10 del mattino seguente di domenica 26 febbraio, quando una telefonata avverte dell'avvenuto naufragio. La procura ha acquisito le relazioni di servizio sia della Guardia Costiera che delle Fiamme Gialle, oltre alla documentazione prodotta da Frontex. Ed è proprio a quanto comunicato dall'agenzia europea che occorre tornare per capire cosa può essere successo. "La situazione è semplice nella sua drammaticità - ha spiegato il premier Meloni - non ci sono arrivate indicazioni di emergenza da Frontex".

La ricostruzione

Andiamo con ordine. Alle 22.30 del 25 febbraio un aereo dell'agenzia europea avvista l'imbarcazione a 28 miglia a Sud di Capo Rizzuto. Le foto realizzate sono nitide e vengono analizzate dagli esperti della centrale operativa di Varsavia: in coperta è presente una sola persona ma le telecamere termiche indicano che a bordo potrebbero esserci altre persone. La nota viene inviata in copia, oltre che alla Guardia Costiera italiana, anche al centro di coordinamento di Frontex, di cui fa parte anche la Guardia di Finanza. Spetta infatti alle Fiamme Gialle intercettare i barconi che trafficano migranti per cercare di spezzare la tratta di carne umana. L'informazione più importante riguarda le condizioni del natante: per gli esperti è impossibile stabilire se vi siano giubbotti di savataggio a bordo, ma le condizioni di galleggiabilità appaiono buone e non si vedono persone in acqua. Insomma: Frontex non lancia alcun segnale di pericolo.

Per questo alle 2.20 del mattino scatta una operazione di polizia marittima, guidata dalla Guardia di Finanza, e non una operazione Sar di soccorso. Le Fiamme Gialle partono da Crotone e da Taranto, ma il mare è mosso e tornano indietro avvisando la Guardia Costiera di non aver raggiunto l'obiettivo. Da terra partono le ricerche, visto che il natante si trova vicino alla costa, ma avviene l'impensabile: il caiccco si arena su una secca e si spezza, uccidendo decine di persone.

L'avvistamento di Frontex

Di chi è "la colpa"? Secondo alcune testimonianze, come riporta Quarta Repubblica, la barca carica di migranti sarebbe arrivata qualche ora prima della tragedia di fronte al porto di Crotone. Non sarebbe entrata per evitare i controlli delle autorità, ritardando così l'approdo nonostante il mare mosso. "Quando hanno visto le luci sulla spiaggia - racconta un sopravvissuto - pensando fossero poliziotti hanno cambiato rotta. La barca ha improvvisamente urtato contro qualcosa e ha iniziato a imbarcare acqua e ad inclinarsi".

Non solo. Frontex, rispondendo a Meloni ha spiegato che spettava all'Italia avviare i soccorsi. È tecnicamente vero. Tuttavia la nota dell'agenzia europea non indicava alcun pericolo imminente come invece successo in altre occasioni quando l'allarme di Frontex ha sempre attivato le operazioni Sar italiane.

Tre giorni prima della tragedia, per esempio, come ricostruisce sempre Quarta Repubblica, Frontex sorvola lo stesso tratto di mare e segnala un altro barcone carico di immigrati. Nella nota spedita a tutte le autorità competenti, l'agenzia europea specifica chiaramente che la nave è sovraffollata, che la linea di galleggiamento è bassa e infine lancia il "mayday". E infatti la Guardia Costiera non perde tempo: scattano subito i soccorsi.

Un mayday che invece, nel caso del tragico naufragio di Crotone, non era stato lanciato.

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