
Subire uno stupro è un trauma enorme, un'esperienza che segna per tutta la vita. Ci si sente violate, esposte, talvolta colpevoli. La donna di 60 anni che ha subito lo stupro a opera di un immigrato del Gambia di 26 anni mentre portava a passeggio il suo cane nel parco di Tor Tre Teste è ancora sotto choc per quanto accaduto e non vuole essere riconosciuta, anche perché non ha avuto il coraggio di dirlo nemmeno al figlio. "A lui non ho detto nulla all’inizio, solo che ero stata aggredita. Mi vergognavo per quello che era successo, mi sentivo sporca", ha dichiarato in anonimato a La Repubblica.
"Mi ha detto che se avessi gridato per chiedere aiuto mi avrebbe tagliato la gola con un coltello. Ho avuto paura di morire", ha spiegato agli investigatori che stanno lavorando sul caso e che sono riusciti a identificare l'aggressore che, una volta fermato, ha dichiarato di aver agito sotto effetto di droga. "Ero uscita presto per portare a spasso il cane. Non erano ancora le sei. Mi sono piegata per togliergli il guinzaglio, volevo lasciarlo libero. In quel momento è arrivato quest’uomo da dietro. Non ricordo il suo volto, solo che era di colore e aveva un cappellino da baseball all’indietro", è la ricostruzione della vittima che, seppure traumatizzata per quanto accaduto, ha avuto la lucidità di raccontare nel dettaglio la sua terribile esperienza. "Mi ha sbattuta a terra, poi ha frugato nel marsupio. Ha preso il mio telefono e voleva che lo sbloccassi, ma non potevo, perché è di mio figlio. Io lo uso come contapassi. Voleva anche i soldi. Non ce li avevo. Lui prima ha cercato di convincermi ad andare a casa a prenderli, poi mi è saltato addosso", ha detto ancora.
"Mi ha minacciato dicendomi che mi avrebbe tagliato la gola. Io non so se ce lo avesse veramente questo coltello, non l’ho visto", ha spiegato agli investigatori. La sua fuga è stata monitorata con il Gps del telefono rubato, che lo ha tracciato fino a Roma Termini. "Gambiano, clandestino, drogato. Prima rapina e poi stupra una donna di 60 anni.
La Lega continua a ritenere che, per pedofili e stupratori, la castrazione chimica sia la soluzione (già sperimentata in numerosi altri Stati, anche da governi di sinistra) per evitare che ricommettano la violenza più terribile che donne e bambini possano subire", è il commento di Matteo Salvini, che rilancia una delle battaglie che la Lega da anni cerca di portare avanti, anche come deterrenza.