"Non siamo più disposti a prendere mazzate". La rabbia dei poliziotti dopo l’ennesimo corteo pro Pal

A fronte di un'altra decina di feriti, che portano a 250 il conteggio dall'inizio dell'anno per le sole manifestazioni pacifiste, gli agenti dicono basta: "Non siamo transenne umane per far sfogare questi criminali"

"Non siamo più disposti a prendere mazzate". La rabbia dei poliziotti dopo l’ennesimo corteo pro Pal
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A Udine, per l'ennesima volta, gli agenti delle forze dell'ordine sono finiti nel mirino dei violenti di piazza, che ancora una volta si sono infiltrati in un corteo per creare disordini. La manifestazione di Udine si è svolta senza problemi per contestare la partita Italia-Israele nel pieno diritto di espressione. Ma, come spesso accade, una minoranza composta da centri sociali e antagonisti, appartenenti anche alle seconde generazioni, si è staccata: ha prima aggredito il servizio d'ordine interno per rompere i ranghi e uscire dal corteo e poi gli agenti schierati in assetto antisommossa. Ci sono stati un'altra decina di feriti tra le forze dell'ordine, tra i quali un poliziotto al quale sono sttai dati 30 giorni di prognosi per un grave infortunio alla mano. Le forze dell'ordine ora alzano la voce e dicono basta a questa violenza, e chiedono che vengano adottate misure che permettano loro di difendersi e di non incorrere in problemi giudiziari nello svolgimento del proprio lavoro.

"Parliamo di un bollettino di guerra: dall'inizio dell'anno abbiamo avuto 250 colleghi feriti solo per le cosiddette manifestazioni pacifiste. In totale ne abbiamo avuti 350", ha dichiarato Pasquale Griesi del sindacato Fsp-Polizia di Stato, durante la puntata di 4 di Sera, condotto da Paolo del Debbio. "Noi siamo arrivati al punto di dire: 'Ora basta, signori'. La politica è responsabile completa in tal senso, dei nostri feriti. Noi abbiamo il dovere di portare a casa i colleghi integri, che come vanno a lavorare così devono rientrare. È impossibile che ogni poliziotto torni a casa ferito, oltre tutto in malo modo", ha proseguito il sindacalista. Ogni tal volta ci siano manifestazioni di piazza, il rischio che emergano scontri è altissimo. E sono sempre le solite frange a mettere a ferro e fuoco la città, a cercare lo scontro con gli agenti le cui regole d'ingaggio sono particolarmente stringenti. Tutti hanno visto le immagini delle transenne lanciate contro le camionette e gli agenti stessi, le bombe carta e le sassate. Le bottiglie di vetro e i pali scagliati. A Milano sono stati sfondati i caschi degli agenti, a Roma è stata date alle fiamme una macchina in borghese della Guardia di Finanza.

Solo per l'estrema professionalità degli operato della Polizia di Stato, dell'Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e della Polizia Penitenziaria non è ancora successa una tragedia irreparabile. "Oggi noi non siamo più disposti a prendere mazzate in strada, non siamo più disposti a fare i manichini fermi immobili, transenne umane per far sfogare questi criminali, perché questo sono. Non hanno nulla a che fare con le manifestazioni pacifiste. Il governo e tutta la politica devono prendere una responsabilità: la forza pubblica va usata nei momenti giusti, le manifestazioni sono garantite dalla Costituzione ma noi dobbiamo reagire", ha aggiunto Griesi.

"Chiediamo soprattutto che la solidarietà che ci è stata espressa in questo studio ci arrivi anche dopo se ci difendiamo, perché noi abbiamo il dovere di difendere i cittadini e il diritto di difenderci, il diritto di tornare a casa", ha concluso tra gli applausi del pubblico di 4 di Sera, che rappresenta uno spaccato di Italia, la maggioranza, che supporta gli operatori in divisa.

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