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Carriere alias in 200 scuole italiane: la follia dell'ideologia gender

Sempre più scuole in Italia decidono di abbandonarsi al politically correct e di istituire le carriere alias. Già da adesso in oltre duecento istituti sul territorio nazionale sarà possibile cambiare il proprio nome e il proprio genere senza il consenso dei genitori

Carriere alias in 200 scuole italiane: la follia dell'ideologia gender

Ad oggi quasi duecento istituti in Italia hanno approvato silenziosamente e senza nessun via libera dal Ministero dell’Istruzione e del Merito un nuovo regolamento che abilita gli studenti alla cosiddetta “carriera alias”. Dimenticatevi una normalissima classe formata da maschi e da femmine, nelle duecento scuole italiane - numero che è drasticamente destinato ad aumentare giorno dopo giorno - ognuno potrà identificarsi come meglio crede. Gli studenti che vorranno, anche minorenni e senza il consenso sei genitori potranno cambiare il proprio nome. Laura potrà farsi chiamare Giovanni.

La prima scuola gender free in Italia è del 2020

Il primo istituto che abilitò la carriera alias fu il Liceo delle arti di Trento e Rovereto, scuola che comprende tre plessi. Poco dopo il primo grande lockdown, il 25 giugno del 2020 il Consiglio studentesco istituì, grazie a una delibera, l’adozione di una procedura “atta a garantire la tutela degli studenti e delle studentesse che abbiano intrapreso il percorso di riattribuzione di genere, prevedendo la possibile attivazione — su istanza del soggetto interessato — di una carriera alias”. L’articolo uno di questo fragile regolamento prevede di “garantire ai ragazzi in transizione la possibilità di vivere in un ambiente di studio sereno, attento alla privacy e alla dignità dell’individuo”.

La carriera alias non ha alcuna valenza per lo Stato

Il nome alias e la carriera alias non è comunque previsto con una legge nazionale, né nelle scuole, né nelle università e in nessun’altra parte. Uno studente quando dovrà sostenere un esame, che sia quello di maturità o quello della patente dovrà presentarsi con il suo nome di battesimo, anche se nel registro elettronico risulta con il nuovo nome. L’unica regione che al momento resiste alla follia gender è la Valle d’Aosta, a fare invece da leader con ben trentasei scuole gender free nel proprio territorio è il Lazio. Soltanto nella provincia di Roma ci sono ben ventotto scuole attive.

I genitori in protesta per le scelte delle scuole

Nelle ultime ore questo dato è diventato pubblico scatenando un’indignazione generale. Sui social, diventate ormai teatro quotidiano di scontri su questi districati temi, c’è chi vede le carriere alias come un pericolo, soprattutto nelle scuole. “Con le famose carriere alias volute dalla sinistra - commenta una donna su Facebook - un maschietto può fingere di sentirsi una ragazza e quindi utilizzare gli spogliatoi e i bagni delle femmine. Qualcuno, come succede spesso in America, potrebbe non fermarsi soltanto a guardarle ma potrebbe anche violentarle, sarebbe un bene evitare questi spiacevoli episodi nel nostro Paese”. Anche i genitori di alcuni studenti sono contro questa pratica.

Sembra infatti che nutriti gruppi di genitori abbiano chiesto l'abolizione delle carriere alias nelle scuole.

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