
L’alba di Castel d’Azzano, nel Veronese, si è trasformata in un incubo. Un’esplosione devastante ha spezzato la vita di tre uomini dello Stato tre carabinieri che servivano l’Italia con onore e dedizione. Il brigadiere Valerio Daprà, 56 anni, il carabiniere scelto Davide Bernardello, 36 anni, e il luogotenente Marco Piffari, 56 anni, sono caduti durante un’operazione per difendere la sicurezza di tutti noi. Sono morti da eroi, con la divisa addosso, fieri del loro giuramento e del compito di proteggere la collettività. Un dolore che colpisce l’Italia intera. Il nostro dolore è profondo, autentico, il dolore di tutti gli italiani perbene, di tutti coloro che credono nelle istituzioni, nello Stato e nella legge. Oggi, come un solo popolo, ci stringiamo in un abbraccio sincero e commosso alle famiglie delle vittime, alle mogli, ai figli, ai mariti, ai genitori, ai parenti e ai colleghi di questi tre straordinari servitori della Patria. Nessuna parola può lenire la perdita, ma la gratitudine e il rispetto di una Nazione intera possano almeno accompagnarli in questo dolore immenso.
La Procura di Verona, con il Procuratore Raffaele Tito, ha aperto un fascicolo per strage. Non si tratta di un semplice gesto disperato, ma di un vero attentato allo Stato italiano, al cuore delle nostre istituzioni, contro chi rappresenta la legge e la democrazia. Secondo gli inquirenti, i fratelli Ramponi avevano preparato la trappola con cura: bombole di gas aperte, molotov pronte all’uso, finestre sbarrate. Quando le forze dell’ordine hanno fatto ingresso, la casa è esplosa in un inferno di fuoco. Un gesto vile, calcolato, contro uomini che portavano solo il senso del dovere e il coraggio nel cuore. Sul posto, una trentina tra carabinieri, agenti dell’Uopi e vigili del fuoco hanno lottato fino all’ultimo.
Molti sono rimasti feriti, ma anche chi era colpito e stordito ha continuato a soccorrere i compagni, a scavare tra le rovine, a non abbandonare nessuno. È in quei momenti che si vede la grandezza di chi indossa una divisa: donne e uomini che non arretrano mai, che mettono la vita al servizio del bene comune. A loro, ai ventisette feriti, va il nostro affetto, la nostra riconoscenza e il nostro profondo rispetto. La magistratura indaga per portare i colpevoli davanti alla giustizia. È giusto e doveroso che l’accusa sia quella di strage, perché colpire un carabiniere, un militare, un poliziotto, significa colpire l’intero Stato. Chi ha tradito ogni principio di umanità dovrà essere punito severamente, senza sconti, senza attenuanti, affinché la memoria dei caduti non sia mai infangata. Giovedì si terranno le autopsie e la camera ardente al comando della Legione Veneto dei Carabinieri.
Venerdì 17 ottobre, nella Basilica di Santa Giustina a Padova, l’Italia renderà l’ultimo saluto ai suoi tre figli più coraggiosi, alla presenza delle massime autorità dello Stato. Sarà un giorno di silenzio, di lacrime e di orgoglio. Perché la loro vita, il loro sacrificio e la loro fedeltà resteranno per sempre un esempio di cosa significhi servire la Patria. Un enorme e sentito grazie a tutte le forze dell’ordine, ai Carabinieri, alla Polizia, ai Vigili del Fuoco, all’Esercito, alla Guardia di Finanza, ai Prefetti e a tutte le forze armate diciamo: rappresentate il nostro orgoglio. Grazie per il vostro lavoro, per la vostra dedizione, per la vostra umanità.
Grazie perché, grazie a voi, ogni giorno l’Italia è più sicura, più giusta, più libera. E a chi non c’è più, diciamo soltanto: onore a voi, fratelli. Il vostro sacrificio non sarà dimenticato. Viva l’Arma dei Carabinieri, viva l’Italia.