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Torna la minaccia dell'Isis in Italia: arrestati due terroristi egiziani a Milano

Un egiziano e un naturalizzato italiano, ma di origine egiziana, sono stati arrestati a Milano. Sono accusati di terrorismo e di avere giurato fedeltà all'Isis. Salvini: "Manette ed espulsioni".

Terrorismo islamico a Milano, egiziani dell'Isis in manette: minacce alla Meloni

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Operazione antiterrorismo a Milano: arrestati due egiziani

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Vasta operazione antiterrorismo a Milano fin falle prime luci dell'alba. Sono stati arrestati due uomini, uno egiziano e uno naturalizzato italiano, ma di origini egiziane, con l'accusa di partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo e istigazione a delinquere con finalità di terrorismo, articolo 270-bis del codice penale. I loro nomi sono Alaa Refael, 44 anni e Mohamed Nosair, di 49 anni. Si ritiene che i due si siano associati al gruppo terroristico dell'Isis, a cui hanno giurato fedeltà. Sono stati arrestati stamattina nei comuni in cui risiedevano insieme alle loro famiglie, Refael a Monza, Nosair a Sesto San Giovanni. Stando alle prime informazioni, vivono in Italia da diverso tempo. Avevano un lavoro normale da muratori. Refael avrebbe anche tentato di indottrinare il figlio minorenne.

"L'operazione capita in un momento particolare, visto che sabato che c'è stato un episodio caratterizzato da estemporaneità qui a Milano (un egiziano, Ibrahim Tawfik che ha gridato "Allah Akbar" e ha aggredito tre persone) che però è una spia di una situazione, per non parlare di quanto è avvenuto a Bruxelles ieri", le parole del procuratore capo di Milano Marcello Viola durante la conferenza stampa. "Oh scimmie e maiali, i monoteisti vi sgozzeranno come le pecore", alcuni dei messaggi ritrovati sui profili Facebook dei due arrestati. E anche minacce con contenuto spiccatamente antisemita, che suonano ancora più inquietanti alla luce della situazione internazionale. "Oh ebrei scimmie. Il vostro imminente appuntamento è a Gerusalemme".

L’operazione è condotta dalla Digos di Milano, guidata da Daniele Calenda, dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica di Perugia, dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione e dal Servizio Centrale Polizia Postale e delle Comunicazioni. L'operazione è coordinata dal pm Alessandro Gobbis che stamane ha sottolineato che dagli uomini arrestati c'è stata "condivisione di video violenti, visualizzati da varie utenze di cui molte collocate in nazioni del Medio oriente. "Ciò che li unisce è l'obiettivo", ha spiegato il pubblico ministero. "Abbiamo trovato video raccapriccianti con bambini che sparano a dei prigionieri a cui viene fatto dire che appartenevano alla polizia siriana. Ci sono tantissimi video di bambini che venivano educati alla violenza e all'uso di armi, anche da guerra". E ancora: "Prima senti un tremore, poi ti abitui", si sente nei video dell'addestramento". Dall'indagine è emerso che avrebbero inviato alcune migliaia di euro in Yemen o in altre zone vicine: "Circa 4000 mila euro - è stato spiegato - per il sostentamento delle vedove dei combattenti e dei loro bambini.

Da ambienti investigativi emerge che l'operazione di Milano non sarebbe in alcun modo collegata all'attentato di Bruxelles. Maggiori informazioni verranno fornite nel corso della mattinata. "Grazie alle Forze dell'Ordine. Tolleranza zero, controlli, manette ed espulsioni per chi sostiene il terrorismo islamico", ha dichiarato il ministro Matteo Salvini in riferimento agli arresti.

Nella nota del procuratore di Milano, Marcello Viola, si legge che le indagini hanno consentito di verificare "l'esistenza di condotte criminose poste in essere dagli indagati e streflamente connesse alla loro partecipazione all'organizzazione terroristica internazionale denominata Isis), estremamente attivi nella propaganda e nel proselitismo digitali per conto dell'ISIS, mettendosi a disposizione dell'organizzazione terroristica e finanziando 'cause di sostegno' della stessa’". Non ci sono state evidente di attentati in preparazione.

Dall'analisi dei loro movimenti social sono emerse anche "minacce" al premier Giorgia Meloni. Rispondendo a un post di commento a un video nel quale vi era l'immagine della presidente del Consiglio insieme a Silvio Berlusconi, si legge nell'ordinanza, testualmente uno dei due indagati scrive: "Non ti preoccupare per noi, sappiamo benissimo come zittirli e fermarli al momento giusto. Viviamo con loro da banditi, pronti a colpirli a ciabattate". I due erano soliti mettere i loro commenti di appoggio all'Isis e contro l'Occidente su gruppi Telegram, Facebook e WhatsApp, frequentati da estremisti.

Inoltre, avrebbero anche inviato soldi come finanziamenti, in particolare a donne rimaste vedove in Palestina, ad alcune persone nello Yemen e pure ad un uomo che farebbe parte dell'Isis in Siria.

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