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Famiglia nel bosco, un anno fa la prima fuga dai servizi sociali: "Così si resero irreperibili"

Nel 2024 Catherine Birmingham fuggì da Palmoli con i tre figli per evitare l’intervento dei servizi sociali, spostandosi fino a Bologna

Famiglia nel bosco, un anno fa la prima fuga dai servizi sociali: "Così si resero irreperibili"
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La vicenda della famiglia che per mesi ha vissuto in un casolare isolato tra i boschi di Palmoli, nel Chietino, continua a svelare nuovi dettagli. A un anno dall’inizio della fuga, emergono particolari che aiutano a capire meglio le motivazioni, le paure e le dinamiche che hanno portato Catherine Birmingham e i suoi tre figli a vivere nell’ombra, nel timore costante dell’intervento dei servizi sociali. A ricostruire l’intera storia è il quotidiano Il Centro, che ha riportato informazioni contenute anche in un fascicolo giudiziario dedicato alla vicenda.

L’inizio della fuga

Secondo quanto emerso, la fuga della donna risale a un anno fa. Catherine Birmingham, preoccupata per un possibile intervento dei servizi sociali che potesse comportare l’allontanamento dei figli, decide di lasciare il casolare di Palmoli insieme ai tre bambini. Parte alla volta di Bologna, allontanandosi improvvisamente e senza lasciare tracce. Da quel momento, investigatori e assistenti sociali perdono completamente le sue piste.

Le autorità erano già in allerta per alcune segnalazioni riguardanti lo stile di vita della famiglia, completamente isolata e lontana dai circuiti scolastici e sanitari. La decisione di Catherine appare dunque legata alla volontà di evitare qualsiasi forma di controllo.

Il padre rimasto a Palmoli e le informazioni contraddittorie

Durante la fuga, l’unico a rimanere nel casolare di Palmoli è il padre, Nathan. Pur non accompagnando fisicamente la famiglia, l’uomo continua a proteggerla attraverso una serie di dichiarazioni agli inquirenti che risulteranno false. In un’occasione racconta che Catherine sarebbe tornata in Inghilterra con i bambini, mentre lui è rimasto in Abruzzo per “gestire la situazione”. Una versione che non trova riscontri nei fatti, ma che contribuisce a rallentare le ricerche.

I primi contatti

La situazione si evolve a metà novembre dello scorso anno, quando Catherine decide di ricontattare i carabinieri via mail. Nella comunicazione, la donna dichiara apertamente che non intende “rivelare assolutamente la posizione” della famiglia, aggiungendo di percepire una “minaccia che ci portino via i nostri figli”. La mail mostra un atteggiamento di forte sfiducia e paura verso le istituzioni.

A questo primo contatto ne seguono altri: messaggi confusi, toni allarmati, richieste di comprensione, ma nessuna intenzione di rivelarsi. La famiglia continua a spostarsi, lasciando dietro di sé poche tracce.

Il tentativo di mediazione dell’avvocato

All’inizio di dicembre, interviene un avvocato che consiglia alla coppia di interrompere la fuga e “non nascondersi alle istituzioni”. L’invito però rimane senza seguito. Catherine e il compagno continuano a temere un intervento immediato dei servizi sociali, e decidono di rimanere nell’ombra.

Il caso suscita crescente attenzione da parte degli investigatori, che cercano un equilibrio tra la necessità di proteggere i minori e il rispetto di una situazione familiare particolarmente delicata.

Il giorno di Natale: l’indirizzo finalmente rivelato

La svolta arriva il 25 dicembre. In un giorno simbolico di riunione e serenità, Catherine invia una mail alla polizia in cui, per la prima volta, indica l’indirizzo preciso dove si trova con i figli: Valsamoggia, nel Bolognese. È un cambiamento improvviso, forse dettato dall’esasperazione o dal desiderio di regolarizzare la situazione. A quel punto, la donna decide di tornare in Abruzzo, nel casolare di Palmoli, sperando, invano, che la trasparenza mostrata potesse convincere i servizi sociali a sospendere il procedimento.

Il ritorno nel casolare e l’epilogo della vicenda

Nei mesi successivi, la famiglia fa ritorno nella casa nei boschi, nella convinzione che la situazione possa stabilizzarsi. Tuttavia, le segnalazioni e la lunga fuga hanno ormai attivato tutti i protocolli di tutela previsti per i minori. Nei giorni scorsi, è arrivata la decisione definitiva: i tre bambini vengono allontanati e affidati ai servizi sociali.

Restano ancora in corso gli accertamenti sul contesto familiare e sulle condizioni in cui i minori avrebbero vissuto durante l’anno di fuga. Le autorità stanno vagliando ogni elemento per definire eventuali responsabilità e garantire la massima tutela dei bambini.

Una storia ancora aperta

La vicenda della famiglia di Palmoli continua a suscitare forte attenzione pubblica, tra preoccupazioni, interrogativi e riflessioni su come conciliare la libertà.

La storia di Catherine, Nathan e dei loro figli non è ancora conclusa: la magistratura e i servizi sociali stanno lavorando per ricostruire ogni passaggio e individuare le soluzioni più adatte per il futuro dei tre bambini.

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