
I punti chiave
Dopo la Toscana, adesso anche la Sardegna ha approvato una legge sul fine vita diventando la seconda regione italiana. Il Consiglio regionale ha votato il testo della maggioranza di campo largo, scritto sulla base di quello proposto dall'associazione Luca Coscioni e presentato in tutta Italia, con 32 voti favorevoli, 19 contrari e un'astensione dopo un lungo dibattito tra ieri e questa mattina. A questo punto, con la sentenza della Consulta del 2019, verrà applicata l'assistenza sanitaria al suicidio medicalmente assistito.
Come funziona
Come già accade in Toscana, questa legge concede l'assistenza sanitaria gratuita a chi, affetto da patologia irreversibile e dipendente da trattamenti vitali, sceglie autonomamente e consapevolmente di accedere al suicidio medicalmente assistito ma soltanto dopo che le condizioni di salute siano state valutate accuratamente da una commissione multidisciplinare e dal comitato etico territorialmente competente.
Le reazioni politiche
"È una legge di civiltà e responsabilità istituzionale, che mette al centro la libertà e la dignità della persona, sostenuta e accompagnata senza imposizioni, nel rispetto della sua volontà. Con questo voto, ribadiamo che la politica deve affrontare anche i temi più delicati con coraggio e senza ideologie, assumendosi la responsabilità di garantire diritti e di non lasciare nessuno solo di fronte al dolore e alla sofferenza", ha commentato a caldo la presidente della sesta commissione Sanità del Consiglio, Carla Fundoni (Pd), tra le promotrici insieme al capogruppo del suo partito, Roberto Deriu. Ora, sottolinea Deriu, "abbiamo una regola chiara per una situazione estrema: questo è il dovere del legislatore in conformità alla Costituzione, ma dietro questa realtà giuridica c'è la realtà umana di chi soffre allo stremo delle forze ed è incatenato alle macchine o totalmente alla mercé di farmaci che allungano una vita che non si può più chiamare tale".
L'opposizione, invece, non ci sta. "Una legge manifesto del campo largo nella speranza di blandire una fetta dell'elettorato - evidenzia il capogruppo Fdi, Paolo Truzzu -. Una legge inutile, che esula dalle competenze del Consiglio regionale e pertanto rischia di essere cassata dalla Corte costituzionale. Una legge applicabile a pochissimi casi e che finirà per creare solo illusioni per i cittadini".
Non è stato favorevole nemmeno il gruppo dei Riformatori sardi: "Abbiamo una sensibilità diversa - spiega il capogruppo Umberto Ticca -, crediamo che su un tema così importante sarebbe stato necessario aspettare l'intervento del legislatore nazionale, per una legge unitaria in tutto il territorio, e non provare a dare risposte locali che dureranno poco. Abbiamo apprezzato comunque un dibattito portato avanti con grande serietà".