“Siamo in un momento buio”. E Richard Gere torna a far visita alla Ong Open Arms

L'attore americano si è fatto fotografare presso il quartiere generale dell'organizzazione spagnola a pochi giorni dal ritorno nel Mediterraneo della loro barca

“Siamo in un momento buio”. E Richard Gere torna a far visita alla Ong Open Arms
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Richard Gere è tornato a farsi fotografare con la Ong spagnola Open Arms, impegnata nel processo che vede come unico imputato Matteo Salvini, assolto da tutte le accuse lo scorso dicembre perché il fatto non sussiste. L'accusa a suo carico era di sequestro di persona e omissione di atti d'ufficio, reati per i quali la procura aveva chiesto sei anni di reclusione. Ma per il giudice il ministro non ha compiuto alcun reato. L'attore americano, che da tempo vive in Spagna con sua moglie, si è recato presso il quartiere generale di Barcellona della Ong per visitare il veliero Astral.

L'organizzazione ha rilasciato una nota con la quale sottolinea che "Già da tempo vicino alle attività di Open Arms e al fondatore dell'ONG Oscar Camps, Richard Gere era stato a bordo dell'imbarcazione anche nell'agosto del 2019 durante la missione 65 quando per 19 giorni era stato negato lo sbarco in Italia a 147 naufraghi soccorsi, vicenda che ha poi portato al processo Salvini (assolto in primo grado)". All'equipaggio della nave, Gere in visita con la moglie ha detto di sentirsi "vicino a quello che fate. Siamo in un momento buio, ora più che mai dobbiamo essere inutili e muoverci tutti insieme per difendere i diritti umani". Parlando di sé e di suo marito, la moglie di Richard Gere ha poi aggiunto che si sentono "legati a tutto il team di Open Arms. Vogliamo ringraziare tutti i volontari. Per me, per mio marito, per la nostra famiglia, è un orgoglio far parte di Open Arms fin dall'inizio".

Durante la visita di Richard Gere è stata annunciata la 116esima missione della Ong nel Mediterraneo centrale, che verrà effettuata col il veliero Astral per aggirare le disposizioni del decreto Piantedosi e ottenere di volta in volta porti vicini. L'azione delle Ong nel Mediterraneo centrale è costante e non sono pochi a sollevare dubbi sugli interessi che potrebbero muoversi attorno alla decisione delle organizzazioni di operare sempre in quella zona, dove triangolano i trafficanti tunisini e libici. Il dubbio si solleva soprattutto alla luce del fatto che la rotta nautica più mortale in Europa per i migranti non è quella del Mediterraneo centrale ma quella che dall'Africa conduce alle isole Canarie, dove sono stati quasi 10mila i decessi nell'ultimo anno. Anche un rapporto recente lo ha certificato: eppure lì le Ong non operano.

Il sospetto è anche in relazione ai diversi governi: in Spagna è saldamente nelle mani del socialista Sanchez, mentre in Italia c'è Giorgia Meloni. Per ora le Ong non hanno mai spiegato la ragione dell'assenza nell'Atlantico, dove di migranti da recuperare ce ne sarebbero davvero tanti per salvare loro la vita.

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