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Sindaci "fuorilegge": solo lo 0,027% dei ricavi viene reinvestito per la sicurezza stradale

Una norma del Codice impone di usare i soldi per rendere più sicura la circolazione ma i Comuni li spendono per le pensioni integrative dei vigili o per l’illuminazione cittadina

Sindaci "fuorilegge": solo lo 0,027% dei ricavi viene reinvestito per la sicurezza stradale

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Contravvenzioni per divieto di sosta, ma anche per parcheggio sulle strisce dedicate ai residenti, per lavaggio strade o per aver dimenticato di spostare la macchina il giorno del mercato. Il percorso a ostacoli per chi ha un’automobile è lungo e variegato. Ogni giorno c’è un tranello piazzato per bene dai comuni per tartassare la categoria e far cassa. Ma un cittadino che versa 30, 50 o 80 euro per una distrazione legata alla sua auto, spera ci sia almeno un tornaconto. Quei soldi andranno per tappare (bene) le buche sull’asfalto, o per migliorare l’educazione stradale dei più incivili (cellulare all’orecchio). Invece, molto spesso i comuni li impiegano per coprire le spese più bizzarre, come acquistare armi e pagare lezioni di tiro, acquistare transenne, per il verde pubblico, per acquisto mobili o per i servizi veterinari o li devolvono ai fondi di integrativa della polizia locale o all’illuminazione pubblica. All’educazione stradale vanno le briciole. Eppure il codice della Strada parla chiaro. Quando paghiamo una multa per una violazione, i soldi versati dovrebbero essere impiegati «all'attuazione del Piano Nazionale della sicurezza stradale, alla manutenzione delle strade e alla loro messa in sicurezza».
Ma questa norma rimane una chimera. La conferma arriva da un documento dell’Associazione Lorenzo Guarnieri, che si occupa di sicurezza stradale.
Per capire dove finiscono i soldi delle multe, sono stati analizzati i conti di 14 città con oltre 200 mila abitanti che hanno destinato 309 milioni di incasso multe tra il 2021 e il 2022 in progetti vari. E la voce «educazione alla sicurezza stradale» ha rastrellato solo 82.501 euro pari allo 0,027% del totale. La parte del leone la fanno la manutenzione delle strade e l’illuminazione pubblica (ma il 95% degli scontri gravi dipende dal comportamento dell’uomo).
Le altre destinazioni sono variegate. Vengono destinati soldi per acquisto armi, armeria, lezioni di tiro (288.836 euro solo a Napoli, Padova, Venezia). O per rimpinguare i fondi di previdenza integrativa della polizia locale, circa 26 milioni (solo Roma ne ha spesi 13,5).Milano, invece, ha devoluto ben 38 milioni e mezzo all’energia (la legge glielo permetteva) ma è quasi la metà della somma intera recuperata dalle multe (82 milioni) mentre per la manutenzione la cifra si riduce a 6 milioni.
A Napoli, dove il Comune ha il record negativo di incassi per l’eccesso di velocità (18 mila euro) e 8 milioni di multe in generale (a Milano sono stati 151 milioni tanto per fare un confronto) hanno dedicato solo 300 mila euro alla manutenzione, 4,4 milioni alla previdenza della polizia e 900 mila euro per la segnaletica. All’educazione stradale zero euro.
Ma anche nelle altre città gli sforzi sono stati minimi. A Messina l’educazione stradale vale meno di diecimila euro, 14 a Venezia e 69 a Milano. In compenso, ci sono soldi per la pulizia delle caditoie (le griglie che si vedono per strada) a Catania, Palermo e Roma.
Altre multe sono servite a migliorare gli impianti di ventilazione delle gallerie, a coprire i servizi veterinari, ad acquistare transenne che poco hanno a che fare con la sicurezza stradale.
Che fare per cambiare rotta? «I Comuni usano soldi per coprire spese fisse – spiega Guarnieri -.

Invece servirebbe una cabina di regia per programmare a priori gli interventi per la sicurezza stradale e verificarne a posteriori la loro efficacia».

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