Sisma dell'Aquila, Presidenza del Consiglio condannata a risarcire le vittime

Il Tribunale dell'Aquila ha condannato la Presidenza del Consiglio. Dovrà risarcire trenta parti civili per un totale di 8 milioni di euro

Sisma dell'Aquila, Presidenza del Consiglio condannata a risarcire le vittime

La Presidenza del Consiglio dei ministri è stata condannata dal Tribunale civile dell'Aquila. Dovrà risarcire trenta parti civili per le rassicurazioni prospettate dall'ex numero due del Dipartimento nazionale di Protezione civile Bernardo Bernardis, già condannato con sentenza passata in giudicato a due anni di reclusione.

La battaglia legale

A portare avanti la battaglia legale sono stati Maria Teresa di Rocco e Silvia Catalucci del Foro dell'Aquila. Nel 2010 decisero di intraprendere un'azione civile anziché penale nei confronti della presidenza del Consiglio. Quest'ultimo dovrà risarcire le parti offese per una somma complessiva vicina agli 8 milioni di euro. L'iniziativa legale ha basato il suo operato sulle risultanze della Commissione Grandi Rischi riunita all'Aquila il 31 marzo 2009, cinque giorni prima la scossa che ha causato 309 morti, migliaia di feriti e decine di migliaia di sfollati. In particolare, è stato fatto riferimento ai messaggi lanciati dai protagonisti del summit alla popolazione aquilana. Perciò, essendo la Commissione Grandi Rischi organo consultivo della Presidenza del Consiglio, il risarcimento in sede civile è stato inoltrato a quest'ultimo. Il risarcimento, inoltre, non è stato suddiviso in parti uguali ma si è tenuto conto dei danni subiti.

La sentenza di aprile

Lo scorso ottobre sempre il tribunale civile dell'Aquila aveva emesso una sentenza che aveva fatto particolarmente scalpore. Una parte delle responsabilità del disastro avvenuto, furono fatte ricadere sulle vittime e sui morti dei crolli del 6 aprile 2009. "È fondata - scriveva il magistrato - l'eccezione del concorso di colpa delle vittime costituendo obiettivamente una condotta incauta quella di trattenersi a dormire nonostante il notorio verificarsi di due scosse nella serata del 5 aprile e poco dopo la mezzanotte del 6 aprile. Concorso che può stimarsi nel 30 per cento". Non essere usciti da casa, di fatto, aveva decretato il giudice Monica Croci, in quella che è stata immediatamente definita una "sentenza choc", è stata una colpa. Sembra che oggi, invece, con la nuova sentenza ci sia stato un notevole cambio di passo. Come scrive il Messaggero, però, si è di fronte a una "schizofrenia" giudiziaria sulla pelle di 309 vittime. Un continuo capovolgimento di fronte. E non è la prima volta. Infatti, la sentenza di primo grado del "Processo alla Grandi Rischi" aveva condannato inizialmente a sei anni i sette componenti di quella commissione per "aver rassicurato". In Appello quel giudizio venne completamente ribaltato: tutti assolti perché "il fatto non sussiste", a eccezzione di Bernardo De Bernardinis, il quale affermò: "Lo sciame sismico? Beviamoci su un bel bicchiere di Montepulciano".

Le responsabilità

"Accertata quindi almeno potenzialmente l'idoneità delle dichiarazioni del De Bernardinis ad incidere causalmente sulla condotta dei cittadini dell'Aquila, si tratta di verificare in questa sede, se tale efficacia causale sia stata anche dimostrata, all'esito dell'istruttoria civile, nei confronti degli attori non costituitisi parte civile nel processo penale", è possibile leggere nella sentenza del giudice del Tribunale civile dell'Aquila. Secondo lo stesso Tribunale, perciò, le frasi dell'ex numero due del dipartimento di protezione civile hanno condizionato le abitudini della stessa popolazione le quali invece di trovare riparto all'esterno è rimasta in casa.

"Orbene passando al vaglio delle singole posizioni, tenendo necessariamente conto del comportamento e delle abitudini delle vittime anteriormente al 31 marzo del 2009 - si legge sempre nella sentenza - dell'avvenuta conoscenza delle dichiarazioni obiettivamente rassicuranti di De Bernardinis e dell'eventuale modifica delle abitudini di vita dopo tali dichiarazioni, ritiene il Giudicante che in questa sede la prova del nesso causale sia stata raggiunta per tutti gli attori".

Vengono poi date le colpe a Bernardo De Bernardinis per aver affermato in merito allo sciame sismico che non c'era pericolo. E perciò: "Tali dichiarazioni sono state ritenute in sede penale idonee ad incidere sul comportamento dei cittadini". Come conseguenza hanno avuto comportamenti negligenti e imprudenti.

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