"Orgogliosi di non fare figli": ma così la nostra società sparisce

Sono sempre di più le coppie childfree. Una scelta egoistica che rischia di minare la nostra società

"Orgogliosi di non fare figli": ma così la nostra società sparisce
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Hindi e Heraldo vivono a Sidney e si sono sposati da poco. Poco dopo il matrimonio, lui ha deciso di fare una vasectomia per non procreare. Lei è ovviamente d'accordo. "Non vogliamo avere bebè perché sono costosi. Vogliamo poter fare una pennichella e andare in vacanza quando vogliamo senza dover pensare ai figli". Nel raccontare la loro decisione sui social, i due hanno almeno un pregio: sono sinceri. "Ci piace essere egoisti", dicono. Del resto, i bambini costano ("doppio reddito senza figli") e richiedono sacrifici (addio sonno, innanzitutto, ma anche tranquillità perché, qualunque età i figli abbiano, destano preoccupazioni). Meglio non averli, dunque. Ed essere felici. Almeno apparentemente.

Hindi e Heraldo non sono gli unici ad aver preso una decisione simile. Sono sempre di più infatti le coppie che scelgono di non averne. Childfree, si definiscono. Le motivazioni sono più o meno sempre le stesse: difficoltà economiche (andate a dirlo ai nostri nonni), desiderio di godersi la vita prima di generare (ma poi la natura fa il suo corso e restare incinta è sempre più difficile) e paura di non farcela (ma la vita non è forse un rischio?). In tutti questi casi, come hanno dichiarato i due australiani, si tratta di motivi egoistici. Prima veniamo noi, il nostro divertimento e i nostri obiettivi personali, e poi tutto il resto. Non è così, però, che si vive in modo felice. Felicità è donarsi, recita il titolo di un bel libro di Claudio Risè, il cui sottotitolo non a caso è: Contro la cultura del narcisismo. Perché alla fine è di questo che si tratta. Come Narciso, queste coppie sono troppo impegnate a guardarsi nel riflesso dell'acqua e non vedono ciò che accade attorno a loro. Non vedono che la vita non ha senso se non la si spende per qualcuno. Che è vano costruire una casa se non ci sarà qualcuno che la amerà come te stesso. Che non ha senso accumulare un'eredità se non hai qualcuno a cui lasciarla. I figli ci ricordano cos'è il dono. Innanzitutto perché arrivano gratuitamente. Possono arrivare oppure o no. Sono dunque un dono che si riceve. Ma anche un dono da dare loro quotidianamente in termini di tempo e fatica. Perché bisogna giocare con loro quando si è stanchi o la voglia non c'è. Oppure si deve scegliere di esser presenti anziché piazzare loro in mano un telefono. Il dono è dunque legato al sacrificio, termine che ha una doppia valenza: la perdita di un qualcosa e, allo stesso tempo, il rendere sacra la realtà. Aggiungere una dimensione soprannaturale a quella umana, troppo umana, che viviamo.

Ognuno è libero di fare quel che vuole, si dirà. È vero. Tuttavia, queste scelte hanno ricadute importanti sulla società. Scrive infatti Pitirim A. Sorokin in La rivoluzione sessuale americana (Cantagalli): "Questo inaridimento della forma più forte di simpatia interumana e di attenzione amorevole è dunque gravido di conseguenze tremende. Se questa sorgente di cura altruistica e aiuto spontaneo inaridisce, inaridiscono anche le diverse forme della solidarietà interumana. A lungo andare, una tale società sarebbe progressivamente composta da egoisti centrati su sé stessi, incapaci di agire altruisticamente e di essere buoni vicini di casa. I risultati sono una ulteriore intensificazione della lotta per l’esistenza e una moltiplicazione di conflitti interminabili. Queste considerazioni, d’altra parte, suggeriscono che fra le cause dei conflitti senza fine del nostro tempo, l’inaridimento dell’amore genitoriale gioca un ruolo importante. E a meno che questa sorgente non torni a sgorgare, c’è poca speranza che le guerre attuali di tutti contro tutti possano essere sostituite da relazioni armoniose e pacifiche. Dopo tutto, la carità o l’amore iniziano a casa, dalla culla del bambino indifeso.

Se non vi sono bambini, se non vi sono culle, non possono esserci genitori che amano e che si prendono cura dei figli e non vi può essere una scuola-di-famiglia che insegni ai bambini l’ABC di una condotta di vita altruista verso i propri simili e il mondo intero". Ed è proprio quello che sta accadendo attorno a noi. E che, purtroppo, viene sempre più sponsorizzato come modello vincente.

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