"Sono al limite del sadismo...". Il delirio progressista contro Esselunga e Meloni

Sul Domani la filosofa Giorgia Serughetti se la prende con il governo per le sue politiche contro le minoranze. Ecco cosa non torna nel suo ragionamento

"Sono al limite del sadismo...". Il delirio progressista contro Esselunga e Meloni
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Giorgia Serughetti, firma del Domani, è una filosofa. Ma non una di quelle che cerca di comprendere cosa sia l’essere, l’atto e la potenza. Oppure una di quelle che studia il problema del tempo, tema sul quale le più grandi menti di ogni tempo si sono scervellate. No. Il suo curriculum parla chiaro, del resto. E ci racconta di una filosofa dedita ad approfondire tre grandi filoni: prostituzione, questioni di genere e migrazioni. Potremmo dunque dire che la Serughetti è una filosofa impegnata, come testimonia anche l’articolo scritto per l’edizione odierna del Domani.

Titolo: I diritti ignorati dei minori. L’uso strumentale dello sguardo dei bambini. Svolgimento. La prima metà del pezzo è un riepilogo delle puntate precedenti: lo spot Esselunga che ha creato scalpore indignazione, la "visione neotradizionalista" portata avanti dal governo, Simone Pillon che girerebbe per le case degli italiani proibendo il divorzio, i bambini non nati - anzi “non nati” quasi a dire che, non essendo vivi non possono nemmeno venire alla luce - e tutto il solito armamentario di sinistra sui temi morali.

Si passa, dopo non poche fatiche, alla seconda parte. Quella dei presunti diritti negati ai bambini da parte della destra di governo. Ti aspetti qualche ragionamento filosofico sul concetto di diritto, magari accompagnato anche a quello di dovere. Ma nulla. Solamente una filippica contro quei fascisti al potere che mettono in atto “misure al limite del sadismo” perché, se i figli di coppie omosessuali soffrono, è perché hanno perso una delle due madri in seguito alla revoca delle registrazioni voluta da Giorgia Meloni.

Ammettiamo pure, ma solo per un momento, che ciò sia vero. Ma poi proviamo a usare la ragione, che poi è quello che dovrebbero fare i filosofi: se c’è una madre, in questo caso addirittura due, da qualche parte ci deve essere anche un padre. Si dirà: ma quelle donne hanno una figlia grazie all’inseminazione artificiale. Giusto. Ma ciò non toglie che qualcuno, perché ci ha messo il seme, sia biologicamente padre di quella figlia. Il vero padre. L'unico. Tanto che nel Regno Unito, a partire da domani, i bambini nati da fecondazione etorologa avranno la possibilità di sapere chi sono i loro genitori biologici. Una decisione non da poco perché tiene conto del primo diritto e più importante diritto dei bambini: dare un volto a coloro che li hanno messi al mondo.

Paturnie retrograde? Non proprio. Da Pavia, qualche giorno fa, è arrivata una storia interessante. Sul letto di morte, una donna ha confessato a suo figlio, un uomo fatto e finito, che il padre che lo aveva cresciuto non era quello biologico. Era certamente una persona buona, che si era preso cura di lui come un vero genitore. Ma non era suo padre. Così il 50enne ha deciso di andare fino in fondo e scoprire la vera identità del papà. E sapete cosa ha fatto? Ha deciso di prendere il suo cognome. Perché il sangue non mente, come recita un bel racconto di Giovannino Guareschi.

Ma mettiamo da parte per un attimo la coppia di donne e il loro “diritto alla felicità” attraverso una famiglia. Restiamo al tema proposto dalla filosofa: i diritti del bambino. Qual è il suo primo diritto? Quello di crescere con i suoi genitori. Che, per forza di cose, non possono che essere una mamma e un papà. Perché è così che funziona la natura da quando l’uomo ha messo piede sulla terra. Certamente potremo fare passi in avanti con la scienza. Forse un giorno si riuscirà, e questo è il sogno delle femministe più radicali, anche a fare dei figli senza il seme maschile.

Ma sarà giusto per i bambini? Non è che forse stiamo anteponendo ai diritti dei bambini quelli degli adulti? Non è che forse lo spot dell’Esselunga ci ha turbato così tanto perché ci ha messo davanti a quelli che sono i nostri doveri prima ancora dei nostri diritti?

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