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"Sono solo illazioni". La replica degli agenti del Dap a Repubblica

Il quotidiano diretto da Molinari accusa gli agenti di polizia penitenziaria di nuovi spari alla festa di Capodanno

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“Soltanto se qualche testimone oculare raccontasse, con nomi e cognomi dei presunti autori, una scena del genere agli inquirenti o ai carabinieri di Biella, potrebbe essere valutata un’ipotesi di reato”. Questo è il passaggio più significativo di un articolo di Repubblica intitolato “Più spari alla festa, agenti preoccupati: ‘Siamo già nel mirino per le torture”.

In pratica, nell’articolo si sostiene che anche alcuni agenti di scorta di Del Mastro, che fanno parte della polizia penitenziaria, nella notte di Capodanno potrebbero aver sparato alcuni colpi di pistola in un perimetro lontano dalle prime verifiche della procura di Biella. La stessa procura che alcuni mesi fa che non ritenne colpevoli di tortura alcuni agenti della polizia penitenziaria del carcere di Biella, ma soltanto di abuso di autorità. “La ricostruzione di Repubblica non ci ha convinti perché mette in relazione i fatti di Biella, per i quali la Cassazione ha stabilito che non si tratta di tortura, e la presunta partecipazione degli agenti del Dap agli spari di Capodanno. Troppo spesso si fa di tutta un’erba un fascio”, dice a ilGiornale.it Leo Beneduce, segretario generale dell’Osapp che invita a non descrivere più la polizia penitenziaria come un corpo violento che usa mezzi illeciti per trattenere i detenuti.

Il sindacalista poi aggiunge: “I detenuti spadroneggiano. Basti vedere ciò che è successo a Santa Maria Capua Vetere dove un detenuto ha chiesto di andare al capezzale di un parente, il magistrato di sorveglianza ha ritardato nella concessione del permesso ed è scoppiata una mezza rivolta”. Beneduce ritiene che la notizia pubblicata sia frutto di illazioni e di un sillogismo: “La procura è sempre quella di Biella, la polizia penitenziaria è violenta in carcere, quindi lo è pure fuori. È un discorso che non ci piace”.

L’articolo, infatti, è farcito di condizionali e di frasi come: “Per ora si tratta però di voci e racconti che circolano nell’ambiente dei baschi azzurri” oppure: “La vicenda è tutta da chiarire…”. Insomma, di concreto c’è ben poco, come sottolinea anche Mimmo Nicotra, presidente del Consipe, che dice: “Colpisce come in un perimetro di fatti così impreciso e fumoso si cerchi di tirare in ballo la polizia penitenziaria.

Da anni conduciamo battaglie e cerchiamo di comunicare le difficoltà degli agenti, vessati dalla trascuratezza della politica e del Dap, senza risorse e con personale allo stremo, e poi finiamo sui giornali per un chiacchiericcio che al momento, come si vede, non ha riscontro alcuno”.

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