Ultima generazione, scattano le perquisizioni: un'attivista in Questura

Le perquisizioni dopo il blitz (fallito) di metà aprile a una mostra d'arte a Padova. Il collettivo piagnucola: "Stato di polizia". E lancia un presidio in Questura

Ultima generazione, scattano le perquisizioni: un'attivista in Questura
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Perquisizioni nelle case di quattro attivisti di Ultima generazione. Da questa mattina gli uomini della Polizia di Stato si sono presentati a casa di partecipanti all'azione che a metà aprile prevedeva un'irruzione alla mostra Da Monet a Matisse a Palazzo Zabarella di Padova. È stata Ultima Generazione a darne comunicazione all'agenzia AdnKronos, riferendo che una delle persone perquisite è stata già tradotta in questura.

"Alla porta hanno iniziato a bussare intimando 'o aprite o la buttiamo giù': hanno perquisito anche pc e cellulare", lamentano dal collettivo, ignorando la prassi comune di una qualunque perquisizione, in Italia e nel resto del mondo. Ed è proprio per protestare contro queste operazioni che Ultima generazione ha annunciato un presidio dalle 9.30 di questa mattina fuori dalla questura di Padova, per manifestare solidarietà "contro questi metodi da Stato di polizia, come stigmatizzato e segnalato nel rapporto Frost dell'Onu". Ancora una volta, questo collettivo, al pari di tutti quelli che si appiattiscono sull'ideologia di estrema sinistra, dimostrano di non aver chiaro il concetto di democrazia e di rispetto delle regole. Non è molto diverso da quelli che scendono in piazza, attaccano i cordoni di polizia, cercano di forzarli e poi si lamentano della reazione degli agenti.

Il tentativo di irruzione di Ultima generazione alla mostra di Padova è stato sventato dai poliziotti, insospettiti dal comportamento sospetto di un gruppo composto da 7 persone, tra le quali una minorenne.

Fermati e identificati, quando la polizia ha controllato i loro zaini ha trovato ciò che confermava i dubbi iniziali: uno striscione arancione con la scritta "20 miliardi per riparare ai danni delle catastrofi climatiche", che avrebbero probabilmente voluto esporre per rivendicare l'azione, un cartello che riportava le date "11 e 25 maggio a Roma", quando è prevista una manifestazione annunciata al grido di "Riprendiamoci la democrazia". Negli zaini, sono stati rinvenuti anche gessetti colorati e una confezione di colla a presa rapida, probabilmente lo strumento per l'azione. Per alcuni degli attivisti sono emersi anche precedenti penali.

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