Elia Del Grande è fuggito dalla casa lavoro di Castelfranco Emilia, in provincia di Modena, dove si trovava in seguito a una misura di sicurezza. Come confermato dal Resto del Carlino, le autorità hanno avviato le ricerche per individuare l’uomo, 49 anni, condannato a 30 anni di carcere per la “strage dei fornai”. Le attività al momento si concentrano in Emilia-Romagna, nel Varesotto e in Sardegna.
Del Grande era stato riconosciuto colpevole della carneficina avvenuta il 7 gennaio 1998 a Cadrezzate, nel Varesotto. All’epoca, a 22 anni, uccise il padre Enea (58 anni), la madre Alida (53) e il fratello Enrico (27), all’interno dell’abitazione di famiglia, utilizzando un fucile da caccia. La famiglia era molto conosciuta nella zona, dove gestiva una rinomata panetteria. A innescare la furia omicida le tensioni con i parenti per i suoi problemi di dipendenza da droga e per le sue amicizie con il mondo skinhead, nonché la contrarietà dei familiari alla relazione intrecciata con una ragazza di Santo Domingo.
Del Grande aveva terminato la pena dopo venticinque anni di carcere. Successivamente, il tribunale di Sorveglianza aveva disposto nei suoi confronti una misura di sicurezza, ritenendolo ancora socialmente pericoloso. Tale valutazione era legata ad alcuni episodi di furto e molestie segnalati dopo la sua scarcerazione. Per questo motivo, lo scorso settembre era stato trasferito nella casa lavoro di Castelfranco Emilia, dove avrebbe dovuto trascorrere sei mesi prima di una nuova revisione della sua posizione. Lo scorso 30 ottobre, verso le ore 20, Del Grande avrebbe scavalcato un muro della struttura e fatto perdere le proprie tracce. Carabinieri e polizia penitenziaria stanno conducendo le indagini per localizzarlo. Le ricerche si estendono anche in Lombardia e in Sardegna, regioni in cui l’uomo potrebbe aver trovato rifugio.
"Elia Del Grande è riuscito a calarsi dal muro di cinta con una rudimentale fune, ricavata dall'unione di diversi fili elettrici": questo quanto reso noto da Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del sindacato Sappe, e da Francesco Campobasso, segretario nazionale dello stesso sindacato di polizia penitenziaria. Per il Sappe la dinamica dimostra "la scarsa sicurezza della struttura, dove convivono 45 internati e 40 detenuti. Un'ingiustificata e ingiustificabile promiscuità - denuncia ancora il sindacato -, trattandosi di soggetti con caratteristiche completamente diverse che richiedono anche una gestione altrettanto diversa. Tale promiscuità non consente di garantire la sicurezza richiesta, anche alla luce delle carenze di personale presenti nell'istituto. La forza operativa dovrebbe essere di oltre 100 unità, invece è di 62". Durante e Campobasso hanno evidenziato inoltre come Del Grande fosse "ristretto per scontare una misura di sicurezza, in quanto ritenuto soggetto pericoloso".