La 'ndrangheta l'ha rapita e uccisa: chiesti tre ergastoli

Il delitto di Cristina Mazzotti è avvenuto 50 anni fa

La 'ndrangheta l'ha rapita  e uccisa: chiesti tre ergastoli
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"È importante che la vittima non scompaia, Cristina Mazzotti (nella foto) era una ragazza di 18 anni nel pieno della vita. Definire drammatico quello che le è accaduto è riduttivo. Il termine corretto è disumano". E ancora: "Nel caso di Cristina oggi parleremmo certamente di tortura". Così ieri nella sua lunga requisitoria davanti alla corte d'Assise di Como il pm della Dda, Cecilia Vassena. Che ha concluso: "Chiedo per tutti gli imputati la pena dell'ergastolo".

La richiesta arriva a cinquant'anni dal sequestro della ragazza, avvenuto in Brianza il 30 giugno 1975. Dopo un mese Cristina morì nella buca in cui era segregata: "La buca - ha descritto Vassena - era sotto il pavimento di un garage. In questa buca non poteva neanche stare in piedi. Respirava con un tubo del diametro di pochi centimetri". Gli imputati sono il 74enne Giuseppe Calabrò, reggino di San Luca residente a Bovalino; Antonio Talia, 73 anni di Africo, e Demetrio Latella, anche lui reggino, 71 anni, residente nel Novarese. Il caso è stato riaperto dalla Procura di Milano dopo quasi mezzo secolo. "Siamo qui oggi grazie alla perseveranza di chi ha indagato per decenni, ma anche alla perseveranza di chi difende le vittime.

Questo processo nasce da una richiesta di riapertura delle indagini dei difensori della famiglia Mazzotti". Infine: "Il sequestro di Cristina Mazzotti è stato organizzato e gestito dalla 'ndrangheta, che all'epoca si stava insediando al Nord, con la manovalanza di delinquenti del Nord Italia". La sentenza in autunno.

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