Nedved e Recoba scatenati, l'altra Italia è vicina al mondiale

Tony Damascelli

Un sabato da esaurito, partite di pallone dovunque e quando c’è l’appello i campioni, quelli veri e non di carta o esclusivamente di conto corrente, si sono presentati. Carnevale brasiliano negli Emirati, otto a zero il saluto dei pentacampeones agli sceicchi, due gol di Kakà e di Juninho Pernambucano, coriandoli di Adriano su rigore, Cicinho, Fred, Lucio, passerella voluta dagli sponsor che da quelle parti, poi, garantiscono il doppio dei normali contratti; vittoria singolare della Costa d’Avorio in Romania con doppietta di Konè che diventerà un problema per gli azzurri nella prossima sfida di mercoledì a Ginevra con gli ivoriani.
Cinque gol veri, due annullati, un palo, un rigore non fischiato su Cruz, un grappolo di ammoniti nell’amichevole lussuosa sempre a Ginevra tra Argentina e Inghilterra, Crespo e Ayala hanno fatto sognare gli «albiazul», Rooney e una doppietta di Owen, quest’ultima nei tre minuti finali, hanno regalato a Eriksson la vittoria di prestigio nella sfida che va oltre il football, fischi all’inno argentino, cori dei tifosi inglesi, scorie di Malvinas and Falklands e anche della mano de dios di Diego Armando Maradona la cui ombra continua a seguire in panchina Peckerman, un allenatore che non gode della massima fiducia, nonostante disponga di una squadra di alta qualità alla quale, ieri sera, non ha dato servizio il fenomeno del Barcellona Messi ma che ha anche molti equivoci in difesa dove Coloccini conferma limiti enormi, Samuel è un fantasma del campione che tutti conoscono, Zanetti è alla ricerca del tempo perduto e Abbondanzieri è un portiere spettacolare più bravo nei gesti istintivi che nella posizione.
Da altre parti, però, c’era in palio anche qualcosa di pesante: un posto al mondiale di Germania. Sul campo di stoppa Ullevaal, a Oslo, Pavel Nedved si è ripresentato con il carattere di sempre e qualche protezione in più sui muscoli delle gambe per spingere la sua nazionale, la Repubblica Ceca, contro la Norvegia. Partita vera, più vera delle amichevoli di cui sopra soltanto per l’importanza del risultato, ma di uguale intensità agonistica anche se è stata inferiore la qualità del gioco, condizionato non soltanto dal terreno gelato ma dalla pressione dei tre punti e dello spareggio. La vecchia guardia non ha tradito, dopo trentadue minuti di slittate e scivoloni, azione combinata tra Nedved e Poborski, con apertura dello juventino sulla fascia, il cross dell’ex laziale ha trovato i norvegesi tra i fiordi con Bergdolmo steso dal ghiaccio e Vladi Smicer libero e bello per mettere dentro di testa. Temperatura scesa di colpo, se ce ne fosse stato bisogno e tentativi velleitari della squadra guidata da Hareide di rimettere in piedi il risultato.
I cechi hanno mantenuto il controllo, i norvegesi hanno giocato sul ritmo e sulla forza fisica, scontata la soluzione tattica con i palloni alti per Carew ma lo svantaggio ha accentuato i limiti tecnici dei nordici e la loro tensione nervosa ha finito per frenarne la lucidità. Nedved potrebbe allora risparmiarsi la partita di ritorno ma c’è da giurare che a Praga sarà festa nazionale la sera del diciannove novembre.
Alta tensione anche in Uruguay dove la Celeste domina ma raccoglie solo una vittoria di misura per 1-0: Recoba ispira e pennella la punizione-gol sulla testa di Dario Rodriguez che infila in tuffo. Poi l’Uruguay crea almeno una decina di palle gol e si vede anche negare un rigore per un’uscita pericolosa del portiere australiano sul Chino. In ogni caso tutto è rimandato al ritorno a Sydney di mercoledì.


Festa a Berna dove la Svizzera ha messo sotto una Turchia sotto tono con un gol per tempo: passa in vantaggio con il giovanissimo difensore dell’Arsenal Senderos e poi spegne i sogni di gloria di Terim con Behrami, l’«oriundo» kosovaro della Lazio. Infine gli «olé» della Spagna: cinque (a uno) contro la Slovacchia con tripletta di Luis García. Il mondiale di Germania, più che alle porte, è già sotto casa.

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