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Nedved lascia la Juve, ma non il calcio

Nedved lascia la Juve, ma non il calcio

Se ne va senza sbattere la porta, ma sbattendo la porta. Pavel Nedved ha deciso di chiudere con lo stile suo: tackle duro, segnale del disappunto nello scuoter del caschetto biondo, faccia furba e atteggiamento morbido. Ha detto: ciao Juve. Ma non ciao calcio. Si vedrà, hanno fatto intendere lui e il suo procuratore. E dietro ai dubbi c’è il mugugno. Che si riassume così: hanno ingaggiato perfino Cannavaro, possibile non ci sia un contratto per me che li ho seguiti fino in serie B? E rischia di essere il refrain anche per qualche altro caso.

Non mi volete, non mi meritate: Nedved saluta in balia di sentimenti contrastanti. Affetto, rammarico, gratitudine, delusione. Un inchino alla società con cui ha vinto tanto, alla famiglia Agnelli. «E con il ringraziamento per queste otto stagioni in cui ho vinto quattro scudetti e un Pallone d’oro». Meglio andarsene, pur con piccole bugie: «Non si tratta di un problema economico». In effetti la Juve ha cercato di fargli capire che non rientrava più nei piani. E lui ha pensato: allora vediamo se trovo altrove. Se Mancini fosse stato ancora all’Inter avrebbe già trovato acquirente. Dietro ai saluti c’è qualche ruvida rivalsa. Ieri doveva essere la giornata dell’annuncio del rinnovo del contratto per un anno. Ma quel che pensava la Juve era troppo distante da quel che pensava il giocatore. Ad ognuno il suo. Anche nelle colpe. E i comunicati finali hanno cercato di nascondere le ferite dell’uno e la solita gestione poco illuminata degli altri.

Nedved vuole giocare un altro anno, poi sarà pronto per esperienze diverse. Lo ha detto alla società, forse un po’ troppo tardi. O forse troppo presto, la sera della sconfitta a Londra contro il Chelsea, aveva detto di voler smettere. Ritornello che rifila da tre anni, sempre smentito dai fatti. La Juve lo ha preso in parola ed ha gestito la campagna acquisti pensando ad una squadra senza di lui. Mino Raiola, il procuratore suo, che poi è anche quello di Ibra, dunque un furbone, avrebbe voluto un’uscita non tanto in punta di piedi. Ma si è assoggettato alla ragione degli affetti e alla volontà di Nedved. «Escludo che la rottura sia causata dalla richiesta di aver assicurato un futuro da dirigente. Meglio non dire niente oggi. Poi vedremo quale sarà il futuro di Pavel: ha avuto tante offerte anche in Italia». La Juventus ha capito che pure stavolta (il precedente Ranieri insegna) ne sarebbe uscita un po’ malconcia ed allora ha pensato di correre ai ripari. Ha comprato una pagina dei giornali sportivi per esprimere ringraziamento al guerriero. «In occasione dell’ultima partita società, compagni e tifosi tributeranno il doveroso riconoscimento a un giocatore che ha scritto pagine memorabili della storia di questa squadra». E non si è negata uno spiraglio sul futuro. «Auguri per un futuro altrettanto vincente nella speranza di continuare insieme un cammino professionale in cui il suo carisma e la sua esperienza possano regalare ulteriori soddisfazioni». Come dire: vai pure a giocare dove vuoi, il giocatore non ci interessa, ma non ci scorderemo di te.

Proprio vero: talvolta il rattoppo, è peggio del buco.

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