Cronaca locale

Negozi Aumentano gli «affittasi». Ma gli italiani riconquistano Chinatown

Un negozio di casalinghi, un’estetista, un centro di assistenza per sistemi informatici. Tra gli italiani che tra il primo giugno del 2008 e il 23 gennaio hanno chiesto al settore Commercio del Comune il permesso di aprire un’attività al dettaglio in via Sarpi ci sono anche un commerciante di abbigliamento da donna, un pizzaiolo, il gestore di un ristorante. Ci sarà pure un mini-market francese, un bar gestito da un etiope. La «riconquista» di Chinatown è partita. I numeri sono stati esaminati giorni fa al tavolo degli assessori impegnati nella partita della ztl e della futura isola di via Sarpi. Domani alle 10, dopo due mesi e mezzo dall’avvio della zona a traffico limitato (partita lo scorso 17 novembre) Comune, Unione del commercio, Vivisarpi, console e rappresentanti della comunità cinese torneranno a sedersi intorno al tavolo a Palazzo Marino per esaminare i risultati del test e le eventuali modifiche. La retromarcia è esclusa, si va avanti e si accelerano i tempi per i cantieri dell’isola vera e propria, anche se già da marzo lungo via Sarpi si potranno allestire i dehors con sedie e tavolini. E la trasformazione del quartiere ha scatenato l’interesse degli italiani: «C’è un certo fervore - ammette Giorgio Montingelli dell’Unione del commercio -, la ztl non è felice ma si guarda al futuro. La sensazione è che ci sarà una nuova “primavera“ nella zona. Molti commercianti che ai tempi non avevano creduto in via Dante pedonale, ora non vogliono perdere questo treno. Tanti milanesi vanno in giro a chiedere se ci sono spazi in affitto, e credo che anche i cinesi si rassegneranno a passare dall’ingrosso ad attività al dettaglio».
Montingelli fa anche un bilancio sul resto della città, dove i cartelli di «affittasi» sono in aumento, «per ora dalla circonvallazione della 29/30 verso la periferia, ma se continua così per altri 6 mesi la crisi arriverà anche in centro». I settori più colpiti: abbigliamento e calzature.

Entro fine anno «le chiusure potrebbero salire del 10 per cento».

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