Cronaca locale

Negozianti «Ma i criminali sono più tutelati di noi»

«I delinquenti? Sono più tutelati di noi». Non usano mezzi termini gli oltre sessanta commercianti milanesi che da gennaio seguono il corso sulla sicurezza promosso dall’Unione del Commercio. Una serie di quattro incontri per affrontare il problema drammatico delle rapine nei negozi e imparare a fronteggiare il panico anche di fronte, e i casi non sono pochi, a una pistola puntata al volto.
Per i negozianti la situazione è ormai insostenibile: «Siamo lasciati a noi stessi, come si fa a non avere paura? – si sfoga Gigliola, proprietaria di un’enoteca -. Finora non mi è mai capitata una rapina, ma se mi trovassi faccia a faccia con un bandito non so come reagirei».
Le cifre parlano chiaro: solo nel 2008 a Milano ci sono state 670 rapine a esercizi commerciali e in particolare farmacie, ipermercati, tabaccherie, distributori carburante e gioiellerie sono, nell’ordine, le categorie più colpite.
Gli esperti di sicurezza che tengono il corso però insistono: è fondamentale «non reagire». «La rapina è una delle umiliazioni più forti che un commerciante possa subire – spiega Luca Squeri, responsabile della sicurezza dell’Unione e ideatore del corso -. Noi raccomandiamo di non reagire, cercando piuttosto di memorizzare dettagli del bandito che possano essere utili poi agli inquirenti. Mentre passare al contrattacco espone ancora di più al rischio di essere feriti o, peggio, uccisi. Senza contare il rischio di un’incriminazione per eccesso di difesa, o peggio, omicidio».
Com’è accaduto per il tabaccaio Giovanni Petrali, condannato ieri a un anno e otto mesi per omicidio colposo: un caso impresso a fuoco nella memoria dei negozianti di Milano, così come quello del gioielliere Giuseppe Maiocchi, condannato a un mese per lesioni colpose, mentre al figlio Rocco venne inflitta una pena di un anno e sei mesi per aver sparato e ucciso un rapinatore.
Nonostante questo per molti commercianti è difficile mantenere la razionalità di fronte alla prospettiva di una rapina. Scatta così un pericoloso «fai da te»: c’è chi confessa di tenere, sotto il bancone, flaconi di spray al peperoncino e chi addirittura si è procurato un taser un congegno illegale in molti Stati, e per il quale in Italia è richiesto il porto d’armi, in grado di emettere micidiali scariche elettriche. Per non parlare di chi ha un regolare porto d'armi: con il rischio che una rapina possa trasformarsi in una strage.
«Possedere un’arma non equivale a saperla usare – sottolinea ancora Squeri -. È altamente sconsigliato farvi ricorso: ogni volta che un commerciante ha impugnato un’arma, le cose sono andate male».
Roberto, pasticcere in zona Tortona, spalanca le braccia: «Nel corso degli anni ho già subito ben tre assalti - racconta -. Una volta mi hanno anche sparato: e ogni volta ci dicono di non reagire, ed effettivamente io di armi non ne voglio proprio sapere.

Però mi chiedo: la giustizia dov’è, quando il rapinatore e il rapinato, com’è successo a più di un commerciante, escono dal commissariato praticamente assieme?».

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