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Negoziati Medio Oriente, Usa a favore dei due Stati: "Sì a moratoria colonie"

Dopo i colloqui diretti di Washington, a Sharm el-Sheikh la seconda tappa del processo di pace: Netanyahu e Abu Mazen incontrano la Clinton. Israele non vuole prorogare il congelamento degli insediamenti

Negoziati Medio Oriente, 
Usa a favore dei due Stati: 
"Sì a moratoria colonie"

Il Cairo - Dopo i colloqui diretti di Washington, i primi degli ultimi venti mesi, il processo di pace israelo-palestinese vive la sua seconda a tappa a Sharm el-Sheikh, in Egitto. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente palestinese Abu Mazen hanno incontrerato Hillary Clinton e il presidente egiziano Hosni Mubarak. La posizione degli Usa è quella di sostenere la soluzione dei due stati indicando che il presidente palestinese Abu Mazen e il premier israeliano Benjamin Netanyahu sono d’accordo nel ritenere che i colloqui diretti possono concluderi entro un anno.

L'a posizione degli Stati Uniti "La posizione degli Usa è quella di sostenere la soluzione dei due stati", spiega George Mitchell, inviato speciale Usa, al termine della seconda giornata di colloqui diretti, indicando che il presidente palestinese Abu Mazen e il premier israeliano Benjamin Netanyahu sono d’accordo nel ritenere che i colloqui diretti possono concluderi entro un anno. Secondo Mitchell, inoltre, occorre proseguire la moratoria sugli insediamenti ebraici in Cisgiordania e Gerusalemme Est dal momento che i negoziati possano proseguire in modo costruttivo. "Riteniamo che entrambe le parti abbiano questa responsabilità".

Il secondo round di colloqui "Il paese ospitante ha organizzato una cena finale a cui parteciperanno anche il ministro degli Esteri egiziano Ahmad Abul Gheit. Ancora non è dato sapere se Netanyahu e Abu Mazen parleranno con i giornalisti. Secondo alcuni media arabi, il dialogo avrà un’appendice mercoledì a Gerusalemme, in cui sarà stabilita la data della terza ronda di negoziati. Secondo il quotidiano in lingua araba con sede a Londra Al Hayat, il prossimo appuntamento sarà il 22 settembre e New York. Al momento mancano conferme ufficiali.

Il congelamento degli insediamenti La vigilia è stata agitata dalle dichiarazioni di Netanyahu, che ha ribadito di non voler prorogare il congelamento degli insediamenti, che scadrà il 26 settembre, dopo dieci mesi. Lo stop alla costruzione di case per coloni è una delle condizioni necessarie, secondo i palestinesi, per arrivare ad un accordo di pace. "Da un lato bloccheremo la costruzione delle migliaia di abitazioni in attesa di autorizzazione, ma dall’altro non congeleremo la vita e le costruzioni degli abitanti della Cisgiordania", aveva detto ieri il premier israeliano in una riunione con l’inviato speciale del Quartetto per il Medio Oriente Tony Blair.

Hamas: "Vittoria o martirio" Abituato da anni alla lotta armata clandestina, il capo militare di Hamas Ahmed Jaabri è uscito allo scoperto pubblicando un proclama di rifiuto delle trattative "con il nemico sionista" e promettendo che le sue Brigate Ezzedin al-Qassam "proseguiranno la Jihad (guerra santa) ad oltranza".

"Vittoria, o martirio" restano le parole d’ordine obbligatorie per i suoi combattenti, ha avvertito quello che oggi è considerato l'uomo forte di Gaza e il custode esclusivo di una delle "carte" migliori in mano a Hamas: il caporale Ghilad Shalit, che dal giugno 2006 è suo prigioniero personale in una località sconosciuta.

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