Tette dannata, danza del ventre e proverbi popolari. Bush, i mojitos di Adriano e i boa di struzzo. Benvenuti al bazar di notizie della prima pagina del quotidiano più progressista dItalia. Dove il malcontento dei lavoratori non è merce esposta. Perché ieri, se vi fosse venuto il prurito di cercare lo sciopero nazionale della Cgil, avreste dovuto svoltare a sinistra. Nel senso che avreste dovuto sfogliare La Repubblica fino a pagina sei, per avere unapparizione della manifestazione Epifanica. Oppure nel senso che avreste dovuto comprare un quotidiano più schierato.
Già, perché a dire la verità la mobilitazione non ha solleticato troppo lattenzione della stampa filodemocratica. Detto di Repubblica, che lha completamente scordata nella prima pagina, dedicandole solo un articolo corredato di qualche foto allinterno, anche Il Riformista (che fa riferimento allala dalemiana del Pd) ha tenuto un profilo basso. Anzi, il quotidiano diretto da Antonio Polito ha usato lironia per spiegare la consueta guerra sulle cifre: «Un gran successo, dice Epifani. Flop per Sacconi». E per completare lopera di smontaggio di ogni entusiasmo, ecco lintervista a Renata Polverini, dellUgl (la sigla considerata di centrodestra), che spiega «Come la Cgil ha sbagliato». Insomma, ci saranno pure stati Bersani e Finocchiaro, ma la stampa di centrosinistra se ne è rispettosamente fregata, quasi a disagio di fronte al flop.
Daccordo, si dirà che cera la piena del Tevere, laccordo Ue sul clima, il piano Usa sulla crisi dellauto. Tutte notizione. Vero. Ma immaginate il Corriere della Sera degli anni Ottanta relegare lo sciopero Cgil a pagina 14? Magari dopo uninchiesta sulle baby sitter?
Però qualcuno ci ha creduto. Il manifesto ha tenuto fede alla sua testata e alla manifestazione ha dedicato il titolo di apertura e le prime quattro pagine. E accanto ai «lavoratori contro tutti» si è giocato con le parole: «Cambia il tempo», giusto per unire vento di novità e il maltempo a Roma. Perché il giornalismo di sinistra non poteva perdere loccasione di spargere un po di veleno allurlo di «piove, Alemanno ladro!». Tra orgoglio operaista e sciacallaggio, come diceva Corrado Guzzanti, la seconda che hai detto.
Il resto sono i giornali di partito.
Le piazze forse, le edicole no.
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