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Nei verbali dei giudici 5 milioni di persone ascoltate «per caso»

RomaIl disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche rimane in calendario alla Camera per la fine di luglio. La discussione non slitta a settembre: il 29 è il giorno confermato dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio per l’avvio della discussione, al termine dei lavori d’aula sulla manovra economica. Il possibile rinvio al dopo-estate veniva considerata una vittoria da finiani, Pd e Idv. E invece la legge più contestata del programma dei lavori parlamentari potrebbe essere affrontata negli ultimi, decisivi giorni di luglio, cruciali per economia e giustizia: Silvio Berlusconi intenderebbe chiudere il dibattito alla Camera per il 5 agosto.
Dalla commissione giustizia di Montecitorio arrivano nel frattempo dati aggiornati sulle conversazioni ascoltate: gli intercettati ufficiali in Italia sono stati 132mila nel 2009. Per tradurre i numeri in parametri metropolitani, è come se l’intera città di Sassari fosse sotto controllo telefonico. Le persone sorvegliate nei loro dialoghi quotidiani sono aumentate almeno del 10% rispetto all’anno precedente. Ma la cifra che impressiona non è tanto questa, quando la mole di «intercettati per caso», la massa di uomini e donne che, senza saperlo, finiscono nei brogliacci della magistratura perché sono amici o addirittura solo conoscenti, dell’indagato. Ed ecco che altro che Sassari, è come se i telefoni di tutta Roma e provincia fossero ascoltati. Gli intercettati inconsapevoli sono infatti ogni anno in Italia circa 5 milioni.
Non è un calcolo a effetto, ma una stima piuttosto precisa, perché arriva dall’ufficio che al ministero della Giustizia si occupa di pagare gli operatori telefonici in base a numero e durata di utenze intercettate.
Alfonso Papa (Pdl)è un ex magistrato che fino al 2008 ha guidato l’ufficio primo della direzione generale della giustizia civile, il luogo dove appunto si firmano le fatture di rimborso per le intercettazioni svolte dalle procure. Papa ha illustrato tutti i suoi dati in commissione Giustizia alla Camera, e al Giornale chiarisce: «Nell’ultimo anno sono stati autorizzati 132mila decreti di intercettazione». Erano stati 120mila nel 2008. Ma al di là del sensibile aumento, che potrebbe significare una maggiore efficienza investigativa, c’è un elemento che sconcerta: in base alle spese sostenute per le utenze intercettate, si deduce che ogni persona sotto controllo ha dialogato giornalmente con una media di 50 persone. Questo calcolo è presto fatto, perché il ministero paga una sola volta tutte le conversazioni che avvengono tra il numero sotto controllo e un altro numero, non intercettato, anche se le due persone in esame si sentono più volte nell’arco delle ventiquattr’ore. È quindi una stima corretta e non alterata da eventuali moltiplicazioni di chiamate incrociate. Il ministero paga poi sempre una sola volta le intercettazioni telefoniche tra due persone indagate. Le fatture degli operatori telefonici quindi dicono sostanzialmente con quante persone (non indagate) l’indagato è entrato in contatto nel corso della giornata.
Le spese per le intercettazioni ammontano «a circa due terzi» del costo complessivo dei servizi per la giustizia, in cui sono compresi gli stipendi per i magistrati e per i giudici di pace. Le procure hanno dichiarato un costo per le intercettazioni di 272,6 milioni di euro a fronte di un’uscita complessiva di 622 milioni(dati 2008).
L’ex magistrato spiega poi come è cambiato il lavoro di «ascolto» giudiziario: prima le telefonate venivano catturate in diretta dall’ufficio di polizia giudiziaria, ora l’intercettazione è automatica, e avviene «tramite apparati che si trovano all’interno delle procure». Le conversazioni grezze non sono quindi incise su un cd, ma su una pen drive. Solo successivamente le telefonate sono ascoltate e trascritte.

«Per questo, come è capitato anche per il presidente Berlusconi, capita che alcuni siti Internet dei giornali pubblichino le intercettazioni», in versione di file di audio, «anche due giorni prima della loro pubblicazione sul giornale cartaceo». Compaiono quindi on line ancora prima dell’ascolto e della trascrizione effettiva da parte degli agenti di polizia giudiziaria. Come «la copia pirata di un film o di un disco».

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