Nel 2003 il primo esperimento: l’aria migliorò

«Alterne» come i risultati prodotti e i giudizi che su di loro hanno espresso i nostri politici. Che però riconoscono una cosa: «Le targhe alterne restano la misura più facile da applicare per ridurre lo smog». E i risultati? Quelli spesso non arrivano.
La targhe alterne, a Milano e in 41 comuni limitrofi, vengono sperimentate per una settimana nel febbraio del 2003. «Se lo smog non cala del 25 per cento non le faremo mai più», tuona il vicesindaco Riccardo De Corato alla vigilia del provvedimento. Ma l’aria migliora, anche se di poco. Roberto Formigoni parla di «esperimento positivo»: il Pm10 si è ridotto del 14 per cento, il benzene è quasi azzerato, la città si è mossa in modo più ordinato e silenzioso. Anche il sindaco sottolinea l’effetto positivo sul traffico: «Le targhe alterne - dice Gabriele Albertini - si possono ripetere».
Così avviene tra gennaio e febbraio del 2005. Si comincia con quattro giovedì: in tre casi le polveri sottili aumentano rispetto al giorno precedente, una volta restano invariate. La situazione è critica e si procede ad altri quattro giorni di fila a circolazione alternata seguiti da una domenica a piedi. Nelle giornate a targhe alterne lo smog continua a salire. «È un provvedimento che serve a poco» dice Gabriele Albertini alla vigilia. «Le targhe alterne non bastano, vanno unite a interventi strutturali pesanti», ribatte Formigoni a provvedimento concluso.
Il «partito» degli scettici resta in maggioranza. «Sono inutili, il traffico è calato del 20 per cento, le polveri del 3» ricorda Franco Nicoli Cristiani, allora assessore all’Ambiente della Regione. «Non servono a niente» taglia corto Giorgio Goggi, responsabile dei Trasporti nella giunta Albertini e docente del Politecnico.

Lo stesso ateneo all'inizio degli anni Novanta pubblica la ricerca di un suo docente che boccia senza appello la targhe alterne: è una misura «inefficace e poco controllabile» quanto a effetti sull’inquinamento. Torneranno?

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