Milano - È datata 18 ottobre 2007 la prima lettera con la quale la
Commissione europea ha chiesto all’allora governo guidato da Romano
Prodi chiarimenti sulle aliquote Iva applicate dai servizi di pay per view. "Il
trattamento Iva dei servizi di trasmissione televisiva in Italia solleva
preoccupazioni dal punto di vista del diritto comunitario", si legge nella
missiva, firmata dal direttore generale per il Fisco, Robert Verrue.
Reclamo da parte di Mediaset L’esecutivo comunitario ammette di aver ricevuto "un reclamo", da parte
di Mediaset digitale terrestre, e spiega, in base all’articolo 98 della direttiva
Iva, che "i servizi concorrenti devono essere trattati equamente ai fini
dell’Iva". Inoltre la direttiva "non fa riferimento alla piattaforma tecnica dalla
quale il servizio è prestato o al metodo di pagamento come possibile base
per l’esclusione di taluni servizi concorrenti", il che significa che "da un
punto di vista tecnico, anche i programmi televisivi trasmessi via antenna
rientrano nella definizione di trasmissioni televisive in forma codificata,
compresi i servizi pay per view".
L’Italia si era avvalsa della possibilità di ridurre l’Iva sugli abbonati delle tv
via cavo e via satellite al 10%, escludendo i programmi trasmessi via
antenna o digitale terrestre.
Governo Prodi: "Ci allineeremo al più presto" Ma il governo Prodi aveva risposto
prontamente alle richieste europee, e il 29 gennaio 2008 da Palazzo Chigi
era giunta una lettera promettendo "che al più presto allineerà con legge
l’ordinamento nazionale a quello comunitario, applicando la medesima
aliquota per tutti i sevizi, sia quelli fruibili attraverso canoni di
abbonamento, sia quelli cosiddetti pay per view".
Due giorni prima delle elezioni, l’11 aprile 2008, la Commissione è tornata
all’attacco, sottolineando che "gli abbonamenti alle trasmissioni
radiotelevisive in forma codificata trasmesse via etere non sembrano
beneficiare del medesimo trattamento fiscale e sono soggetti ad
un’aliquota Iva normale" e che "il principio della neutralità fiscale impone
che servizi di radiodiffusione identici, trasmessi utilizzando piattaforme
tecniche differenti, siano trattati in modo identico ai fini dell’Iva".
Cambia il Governo e slitta la decisione Chiedendo
delle spiegazioni su questa "distinzione" e lasciando di fatto all’Italia la
scelta di ridurre l’Iva al 10% per tutti o di aumentarla al 20% anche per Sky.
Al governo veniva dato un mese per rispondere.
Il 21 maggio, alla luce del cambio della guardia a Palazzo Chigi, ha chiesto
un mese di tempo in più per rispondere. Ma il 3 ottobre la Commissione,
ancora senza un riscontro, è tornata all’attacco, chiedendo "entro due
mesi dal ricevimento della presente, copia dei provvedimenti previsti e
l’eventuale calendario per l’entrata in vigore degli stessi".
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.