Salvo Mazzolini
da Berlino
La sfida tra Schröder e la Merkel era incominciata con lo slogan «o lui o lei». Ma il finale potrebbe essere un altro: né lui né lei. O anche: lui e lei insieme. Tutto è possibile. La situazione creata dal voto di domenica è così ingarbugliata da spingere i partiti a ipotizzare scenari fino a qualche giorno fa impensabili pur di trovare una via di uscita che permetta di eleggere un Cancelliere e di dare al Paese un governo.
Per il momento comunque lo slogan che riflette la linea ufficiale rimane: o lui o lei. E se ne è avuta una conferma quando ieri Angela Merkel è stata eletta presidente del nuovo gruppo parlamentare della Cdu-Csu, il suo partito. Ha ottenuto il 98,6% dei voti, la quasi totalità dei 225 deputati ha votato per lei. Neppure Helmut Kohl, quando ricopriva lo stesso incarico, aveva mai avuto una percentuale così alta.
Il segnale è chiaro. Nonostante il deludente risultato elettorale, la Cdu-Csu appoggia compatta l'aspirazione di Angie a essere lei a guidare il nuovo governo. Lei e non lui. Ma dietro la facciata qualcosa si sta muovendo. Schröder ha detto che il suo partito, i socialdemocratici, non pone precondizioni per la ricerca di unintesa sulla formazione di una futura coalizione. È la prima volta che Schröder accenna allassenza di precondizioni. E tanto è bastato per scatenare i dietrologi perché finora Schröder si è detto pronto a discutere uneventuale grande coalizione con il partito della Merkel ma a condizione che il Cancelliere sia lui e non lei. Secondo più di un giornale, Schröder chiederebbe in cambio di una sua rinuncia che anche la Merkel facesse un passo in dietro. Ed è a questo punto che scatta lipotesi di un finale a sorpresa della sfida: né lui né lei. Ipotesi che troverebbe conferma nelle parole del borgomastro di Berlino, Klaus Wowereit, il quale ha detto che una grande coalizione senza i leader dei due partiti non è da escludere. Luscita di Schröder su un suo eventuale ritiro dalla corsa alla Cancelleria viene però interpretata anche diversamente. Come una mossa per agitare le acque in campo avversario, per indebolire la Merkel e scatenare tra i suoi rivali interni la gara per chi dovrà sostituirla alla guida di una Grossekoalition nel caso dovesse prevalere lo scenario «né lui né lei».
Ma le interpretazioni non si fermano qui. Luscita di Schröder, politico navigato e dalle antenne sensibilissime, sarebbe diretta a bloccare loperazione Giamaica avviata dalla Merkel, la nascita di una coalizione che avrebbe i colori della bandiera giamaicana: il nero della Cdu, il giallo dei liberali e il verde dei verdi. Il modello Giamaica già esiste in alcune città, per esempio a Essen, quinta città tedesca, e a Bad Dirkheim. Ma trasferirlo a Berlino non è facile data la rivalità tra i verdi e i gialloneri su quasi tutto, dal nucleare alla politica fiscale, ai tagli allo Stato sociale, allingresso della Turchia in Europa. Però i verdi hanno lanciato segnali di disponibilità a discuterne. Jürgen Trittin, leader dellala dura dei verdi e ministro dellAmbiente di Schröder, ha detto che trovare unintesa sarà unimpresa ardua e dallesito molto incerto. Però non lha definita impossibile.
Secondo il Bild Zeitung la soluzione Giamaica qualche possibilità di riuscita ce lha. Anche perché per i verdi rappresenterebbe lunica via per rimanere al governo e si sa che a Joschka Fischer, il leader dei verdi, non dispiacerebbe continuare a fare il ministro degli Esteri. In prima pagina il Bild Zeitung pubblica un fotomontaggio in cui si vedono la Merkel, Fischer e Guido Westerwelle (il leader dei liberali) tutti e tre insieme allegri, sorridenti e con acconciature giamaicane. La Merkel con il tipico copricapo caraibico di lana, Fischer e Westerwelle con i capelli lunghi e intrecciati come si usa nelle Antille. Schröder non deve aver gradito.
Nel clima di confusione che domina nella Berlino politica non si esclude neppure unaltra via di uscita: la soluzione «Israele». Qui i colori non centrano.
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