Nel carcere part-time 18 guardie per un detenuto

Durante la settimana tutti gli altri prigionieri lavorano e devono rientrare soltanto nel week-end

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Lorenzo Amuso

da Londra

Un nuovo penitenziario, dotato di 40 celle con bagno e 18 guardie di custodia che dal lunedì al venerdì ospita un solo detenuto. Altro che sovraffollamento delle carceri, nel Lancashire l'emergenza è di segno opposto: carenza di detenuti. La prigione «disabitata» si trova a Kirkham (Inghilterra del nord) ed è stata progettata per ospitare i condannati a pene «part-time», un nuovo schema-pilota che consente ai detenuti non socialmente pericolosi di trascorrere parte della pena lavorando al di fuori delle mura carcerarie. In questo modo il ministero degli Interni intende garantire, a chi ha un lavoro, di concentrare il periodo di reclusione durante i fine settimana. Ai disoccupati, viceversa, è consentito abbandonare l'istituto per 48 ore, tra il sabato e la domenica, per riunirsi alla famiglia.
Così succede che se nel week-end la prigione si affolla accogliendo fino a 40 detenuti, durante la settimana resta pressoché vuota. E altri condannati, che non hanno un lavoro e quindi un reddito, preferiscono scontare la pena in strutture tradizionali full-time, certamente più affollate, ma dove possono disporre di cibo e alloggio gratuiti. Non avendo un reddito minimo garantito, non possono infatti permettersi di trascorrere il fine settimana al di là delle sbarre.
Costata 4,5 milioni di euro e inaugurata lo scorso gennaio, la prigione - 39 celle con bagno su due piani - dispone di una sala giochi, una stanza riunioni, un'infermeria e una mensa. Complessivamente sono 18 i dipendenti della struttura: due guardie carcerarie, sei agenti di supporto, sei agenti ausiliari, un contabile, un legale e due operatori sociali. Secondo le norme vigenti il disoccupato che entra in prigione è costretto a rinunciare al sussidio di disoccupazione (perché tecnicamente non può più cercare lavoro), ma per evitare il naufragio del progetto «intermittent custody» (custodia intermittente, ndr), sembra che il ministero del Lavoro e delle Pensioni sia disposto a elargire un sostegno extra ai detenuti che accettino di andare a Kirkham. «È stato tutto risolto - assicura un portavoce del penitenziario -. C'è stato un accordo tra il governo e il servizio carcerario per garantire determinati benefici. Bisognava trovare una soluzione». L'anomala situazione della prigione del Lancashire, una bizzarra anomalia anche nel Regno Unito, è emersa lo scorso dicembre a seguito della visita di Anne Owers, ispettrice capo delle carceri di Sua Maestà, che ha tracciato un bilancio sconsolante delle prigioni britanniche. La popolazione carceraria in Gran Bretagna ha ormai raggiunto la cifra record di 76.000 detenuti (il 13% è costituito da stranieri). Un numero ingestibile nelle attuali strutture nazionali. Il governo Blair da tempo ha promesso di porvi rimedio, sollecitando i privati a investire nella costruzione di nuovi penitenziari. In un recente rapporto, la stessa Owers ha stigmatizzato una situazione «indifendibile, dove vengono violati gli standard minimi richiesti». Da un parte la severità delle guardie che talvolta sconfina in atteggiamenti vessatori; da parte dei detenuti una tensione costante che sfocia in ribellioni o tentativi di suicidio. Finora il sistema carcerario non è stato in grado di affrontare la piaga del sovraffollamento, compromettendo fatalmente «qualunque tentativo di recupero o di attività».

La maggior parte dei detenuti è in carcere per problemi di droga - spaccio, detenzione o consumo -, ma manca del tutto un programma di riabilitazione. Sotto accusa anche il servizio sanitario del Prison Service, giudicato «inadeguato» dalle associazioni che si occupano dei diritti dei detenuti.

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