Nel caso Strauss-Kahn vincerà l’ingiustizia E la vittima si ritroverà una vita da ricostruire

L’affaire Strauss Kahn si sta tingendo sempre più dei colori dell’ingiustizia. In ogni caso. Comunque vada.
In ogni paese civile è doveroso partire sempre dalla presunzione di innocenza. Dunque è d’obbligo farlo anche in questo caso.
Ma un conto è difendere il garantismo, un altro è, come si suol dire, foderarsi gli occhi di prosciutto e ignorare con consapevolezza la realtà dei fatti e vedere bianco ciò che è nero e viceversa.
Il processo Strauss Kahn inizierà a breve ma i toni, le immagini sono notevolmente cambiati da quei giorni di maggio in cui uno degli uomini più potenti del mondo veniva arrestato a New York con l’accusa di aver violentato una cameriera dell’hotel in cui alloggiava.
Allora, appariva un uomo qualunque, spaventato, dimesso, la barba incolta, quasi consapevole del grave fatto commesso e con uno sguardo perso in cerca di una qualche comprensione. Oggi, dopo essersi trasferito ai domiciliari nel lussuoso appartamento di New York, si mostra alle telecamere raggiante, quasi spavaldo, forte dell’appoggio della moglie, appartenente ad una delle famiglie più potenti di Francia, che lo tiene per mano, ma soprattutto con lo sguardo sicuro di chi è consapevole del proprio potere.
Intanto una squadra investigativa, si parla addirittura della Cia, ingaggiata dal team di Strauss Kahn sta scandagliando ogni attimo della vita di Ophelia, la cameriera che lo accusa di stupro, per poter trovare un qualunque appiglio per sostenere la tesi della difesa - visto che l’atto sessuale non si può negare per evidenti prove scientifiche - ovvero l’assoluta inattendibilità della donna. Ophelia verrà screditata, la sua vita e quella della sua famiglia spogliata e sporcata, persino demonizzata fino ad essere distrutta. Così si fa con chi non sta al gioco del potere. Voglio premettere che io non sto mai dalla parte delle donne a priori. Non preferisco le donne agli uomini per presunte doti, come la sensibilità, che spesso vengono loro stupidamente accreditate.
Sono per la parità e la libertà vere che si conquistano con il merito, senza sconti o privilegi per l’uno o per l’altro sesso. Ma in questo caso sento di unirmi al grido di quelle cameriere ritratte nelle foto dei principali giornali del mondo, non in quanto donne ma in quanto vittime dell’ingiustizia.
Infatti perché mai una donna vedova, con un figlio da mantenere che svolge un lavoro umile come quello di cameriera dovrebbe essere meno credibile di uno Strauss Kahn i cui vizi, se così si possono chiamare, erano e sono noti a tutti?
Diciamoci la verità. Strauss Kahn è probabilmente un uomo malato che, spinto da un istinto incontenibile, molesta ogni donna a cui si avvicina fino al limite della pericolosità. E il potere ha solo accentuato e stimolato questo insano comportamento.
Avrebbe potuto difendersi ammettendo questa verità conosciuta da tutti. Non l’avremmo comunque giustificato ma forse compreso di più. Ma il potere non ammette debolezze umane e Strauss Kahn lo sa bene. In fondo anche lui ne è vittima.


Comunque vada, condannato o assolto, vincerà l’ingiustizia perché a Ophelia, che non conosce il potere e non vuole giustamente sottomettersi al suo gioco, resterà soltanto una vita maciullata da ricostruire interamente.
*Deputata Pdl

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