"Nel film sul Barbarossa Milano è protagonista con la sua capacità di lottare"

Anteprima al Castello. La Moratti: «Libertà e cause giuste, l’anelito della città vale anche ora». In prima fila Bossi e Berlusconi. Formigoni: «Il cinema sta ritornando da noi...»

Un cavallo bianco dotato di guerriero medievale passa tra gli ospiti seduti nel cortile della Rocchetta, dentro le mura del castello Sforzesco. È l’effetto speciale dal vivo prima di battaglie, spade, fanciulle contese e torri merlate del film. Umberto Bossi è in platea e sullo schermo, dove veste i panni di un nobile milanese sotto l’assedio dell’imperatore Federico I di Svevia, temibilmente noto come Barbarossa. Gran soirée al Castello Sforzesco per il debutto del kolossal da trenta milioni di dollari voluto dal leader della Lega e prodotto da Raifiction e Raicinema. Tra gli ospiti big della politica, a partire dal presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, che sfila sul tappeto rosso accompagnato dal sindaco, Letizia Moratti. Padrona di casa, nel senso che ha messo a disposizione i locali medievali del Comune.
Sottotitolo del film «La libertà non si dona. Si conquista». Ecco il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che si trova seduto accanto alla Moratti. Scambio di battute tra i due mentre lei attualizza il messaggio della rivolta di Alberto da Giussano: «È Milano la protagonista del film. L’anelito alla libertà di Milano vale anche per adesso. È attuale la capacità di Milano di lottare per la libertà e per cause sempre giuste». Vengono in mente le battaglie a distanza tra i due sull’Expo e i cordoni della borsa.
«Il cinema sta tornando a Milano» osserva soddisfatto Roberto Formigoni. Il ministro Roberto Maroni, accompagnato dalla moglie e dal bel figlio biondo, fa scattare l’identificazione scherzosa: «Ci rivediamo tutti in Umberto da Cassano». Roberto Calderoli ironizza sul red carpet: «Il rosso è il colore dell’inferno, il verde è il colore della speranza». Oltre che, naturalmente, della Lega. Arriva il ministro della Difesa, Ignazio la Russa. In platea lo stato maggiore della Lega, il presidente della Sea, Aldo Bonomi, i vertici della Rai, dal direttore di Raifiction, Fabrizio Del Noce, al vicedirettore generale, Antonio Marano, alla star tv Simona Ventura. Nel cortile della Rocchetta si accomodano imprenditori e banchieri, ma anche starlette come Lory Del Santo, in abito rosa cipria, glorie milanesi del cinema come Renato Pozzetto.
Il Senatúr è riuscito nel suo sogno, assistere alla prima del kolossal sulla battaglia di Legnano, riveduta e corretta senza troppa precisione storica a epopea fondativa del Carroccio. È con la moglie Manuela, i figli Sirio, Renzo e Roberto. «Il film rappresenta il centralismo da combattere» dichiara solenne Bossi, che partecipa al film come comparsa. Un cameo lo lega anche in pellicola a Alberto da Giussano. Nessuno zelo etnico e niente quote sullo schermo, dove i patriottici milanesi sono interpretati da un’orda di rom, scelti non tanto per l’aspetto belligerante quanto per il costo d’ingaggio più basso.

Il film è stato girato in Romania.
Il film arriverà al cinema a partire dal 9 ottobre e lì si vedrà quanti spettatori avranno voglia di assistere alle gesta di Raz Degan alla testa dei lombardi del 1167. Il kolossal diventerà anche una miniserie tv.

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