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Nel furore delle immagini ci perdono solo i bambini

Le foto di piccoli corpi straziati inondano i media ma servono anche alla propaganda di una parte sola

Nel furore delle immagini ci perdono solo i bambini

Le bombe sui bambini. Sparano sui bambini. Muoiono i bambini.
Basta raccontarlo così, questo girone infernale chiamato Gaza, per imporre subito l'inevitabile scelta di campo: chiunque abbia un minimo di sensibilità umana, fosse anche l'ultimo residuo, non può che stare dalla parte dei bambini. Cioè dei palestinesi. Cioè contro Israele, che implacabilmente getta bombe sui bambini. Spara sui bambini. Uccide bambini.

A questo lugubre gioco della pace e della guerra, Hamas dimostra di saper giocare benissimo. Prima spara razzi per settimane su Israele, nel silenzio più o meno generale del mondo intero. Quindi, non appena Israele decide di reagire nei suoi modi kolossal, parte il racconto di questa tremenda guerra: impari, crudele, spropositata. Fuori da Gaza gli spietati guerrafondai, dentro Gaza gli inermi bersagli del feroce tiro a segno.

È davvero così semplice? È davvero così che dobbiamo leggere la nuova pagina di storia? Come tutte le guerre, anche questa andrebbe raccontata con molto rigore, addentrando in profondità le sonde del sistema informativo mondiale, con il suo imponente apparato di antenne, telecamere e computer, con il suo affollato seguito di reporter variamente affidabile e talvolta anche variamente vanitoso. In questo caso non è così. Non è possibile. Nella Striscia di Gaza non è consentito l'accesso ai testimoni dell'informazione. Salvo pochissimi casi scelti e graditi, televisioni e giornali stanno tutti fuori, in coda, famelici, aspettando come al forno del pane che dall'interno arrivi la fornitura di giornata. Puntualmente, la fornitura arriva, rigidamente selezionata. Sempre più terribile, sempre più angosciante: corpi straziati, volti paralizzati dall’orrore, tante lacrime. E soprattutto bambini. Immagini che nessun giornale e nessun libro dovrebbe mai riportare: minuscoli corpi inermi, avvolti nel sudario bianco del candore, esibiti da padri e fratelli a favore di teleobiettivo. Perché il mondo sappia. Perché il mondo, giustamente scandalizzato, istintivamente si chieda: ma davvero Israele deve arrivare a questo?

Qui fuori, dove possiamo solo registrare e diffondere quello che dentro Gaza scelgono di registrare e diffondere, facciamo una dannata fatica a raccontare e a comprendere. La corsa alla verità, ai confusi e inafferrabili brandelli di verità, sta diventando ogni giorno più affannosa. Quasi parossistica. Con alcuni effetti collaterali abbastanza assurdi: l'altra sera, la televisione pubblica francese "France 2" ha mandato in onda immagini raccapriccianti di vittime palestinesi, presentandole in buona fede come risultato dell'ennesimo bombardamento israeliano. Il giorno dopo, però, un sito Internet ha svelato come fossero immagini vecchie di almeno un anno: si riferivano all'esplosione di un camion carico di razzi, episodio interno tutto di marca Hamas. "France 2" ha chiesto scusa con un certo imbarazzo. Ma resta tutta l'evidenza della situazione: in assenza di testimonianze dirette, sul posto, dentro Gaza, questa resta una guerra così come la vogliono raccontare da dentro Gaza: le bombe sui bambini, i bambini che muoiono.

Però noi sappiamo. Troppe guerre si sono viste, troppi cinici calcoli e diaboliche propagande tra i signori della guerra, perché non si sappia che i bambini interessano relativamente. Interessano molto poco. Per noi, la morte sotto le bombe dei bambini palestinesi è un abominio che vale la morte dei bambini israeliani sugli scuola-bus e nei mercati di quartiere, quando i volontari di Hamas si fanno esplodere fuori da Gaza. Per noi, i bambini palestinesi meriterebbero rispetto non soltanto dalle implacabili bombe israeliane, ma anche dal fanatismo che li veste e li educa al macabro gioco del Piccolo Kamikaze...

Li lasciassero stare, i bambini. Li lasciassero fuori. Tutti quanti, da una parte e dall'altra. Evitino di proporceli come santini per coprire le loro sataniche strategie di guerra. Se davvero questi piccoli cadaveri fossero tanto importanti, tanto insostenibili, i signori della guerra non perderebbero altro tempo, per deporre le armi. Invece vanno avanti da anni e anni, imperterriti, seppellendo generazioni di innocenti.

Con la scusa di pensare al loro futuro.

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